Miami Open 2005, la prima finale Federer-Nadal

Diciannove anni fa andava in scena il primo duello per un titolo tra il favoloso svizzero e l'indomabile maiorchino: un incipit da ricordare, mentre Sinner e Alcaraz lottano per questo titolo

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Non è che non si siano mai visti prima. Il maiorchino ha piegato lo svizzero soltanto un anno fa, ma si trattava di terzo turno. Adesso è diverso. Adesso è una finale. Miami ribolle. Open 2005: hanno entrambi volti lisci e capigliature fluenti. Completo Nike tutti e due, ma di colorazioni differenti. Quello di Federer è rosso ed ha le maniche. Nadal indossa invece una canotta arancione per mettere già in luce i bicipiti lucidi. Roger ha 24 anni, Rafa 19.

Oggi è il 3 aprile e fino a qui il galoppo del favoloso svizzero è stato irresistibile: 32 vittorie in 32 incontri da quando è svoltato l'anno. Lo spagnolo però mica se ne è stato lì appeso a contemplare tutto quello scintillio: tutti si sono ormai accorti con malcelato timore della sua deflagrazione tennistica e, a Melbourne, ha disputato un Australian Open esaltante, arrendendosi soltanto a Hewitt, dopo una logorante tenzone.

I bookmakers danno senza dubbio per favorito Federer, ma quando la contesa inizia devono avvertire un lungo brivido freddo correre lungo le scapole. I colpi dello svizzero sembrano molli e Nadal lo imbriglia subito in una lunga serie di scambi centrali dal fondo, dalla quale Roger cerca di cavarsi fuori senza successo. Rafa spinge come un ossesso, mentre Roger pare eccessivamente tenero e patisce il rovescio dell'avversario, sanguinando sulla sua diagonale sinistra.

Il maiorchino intravede quello zampillare e prova subito ad affondare gli incisivi. Riuscendoci, perché continuando a bombardare dalla linea di fondo chiude angoli dove Federer non riesce ad allungarsi, e porta a casa il primo set per 6-2. Lo svizzero è confuso, perché a quello scenario lì non c'è abituato. In preda ad una selva di pensieri tetri apre male anche i primi scambi del secondo set, non riuscendo a trovare le misure e l'intensità giuste.

Poi sopraggiunge l'epifania. Comprende che di fronte ad un avversario così ferale l'eleganza e la pulizia delle sue traiettorie non possono essere sufficienti e si sposta sul terreno di caccia di Nadal. Comincia a spingere anche lui sul rovescio, per aprirsi il lungolinea. E ci riesce, mettendo a nudo porzioni inedite del campo che Rafa stava difendendo così bene. Ora Roger ha smesso di ritrarsi di fronte a quella foga ed inizia a tambureggiare con dedizione, affastellando punti su punti, fino ad immalinconire la controparte. Ma solo per qualche istante, perché il maiorchino è un toro che sbuffa, incapace di sentirsi domato. Nadal si esalta nella difficoltà e rema via continuando a cercare le linee e trovandole, tenendosi sempre proiettato in avanti, costringendo Federer a salvataggi che si risolvono in smash imprendibili. Così facendo lo spagnolo porta a casa anche il secondo set, 6-7.

Ma lo svizzero non vuole saperne di deporre le armi così. Il terzo set è quello del risveglio, complice un eccesso di sicurezza da parte di Nadal, che inizia a voler strafare provando a mettersi sul terreno più familiare all'elvetico, che però tiene tutti gli scambi e indirizza il ritmo, mentre i colpi dell'avversario si affievoliscono: 7-6. Nel quarto arriva quello che sembrava un impossibile pareggio: 6-3. Nell'ultimo e decisivo set il sorpasso si consuma con un nitore incontestabile. Federer ha ribaltato l'inerzia della sfida ed i suoi fendenti sono aghi che trafiggono le carni abbronzate di Nadal.

Quando questi spedisce in rete l'ultimo rovescio della gara, l'elvetico alza stanco le braccia al cielo. In conferenza stampa dirà che è stata molto lottata e che è stato fortunato. Ancora non sa che quel duello è appena cominciato.

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