Sinner e il caso clostebol, ecco cosa rischia secondo l’ex giudice del Tas

Tra poco più di due mesi Jannik Sinner sarà giudicato dal Tas di Losanna in merito al caso clostebol: ecco cosa può succedere secondo quanto rivelato da un ex membro del tribunale svizzero

Sinner e il caso clostebol, ecco cosa rischia secondo l’ex giudice del Tas
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Se i risultati sportivi di Jannik Sinner dipendono esclusivamente dall'atleta, che ha iniziato la nuova stagione tennistica nel migliore dei modi con la vittoria agli Australian Open, fino al 16-17 aprile penderà sulla sua testa la "Spada di Damocle" della sentenza sul caso clostebol, che verrà discussa a porte chiuse al Tas (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna. L'altoatesino, che rischia una squalifica da uno a due anni pur non avendo assunto volontariamente la sostanza, spera nella totale assoluzione.

La responsabilità di Sinner

A spiegare cosa potrebbe accadere ci ha pensato un ex giudice del Tas, l'avvocato Angelo Cascella, 59 anni, che ha fatto parte del tribunale per quasi un decennio. "La positività riscontrata nelle analisi sui campioni prelevati a Jannik Sinner potrebbe portare a una squalifica perché i riscontri delle analisi sono oggettivi, dunque un risultato pacifico", ha spiegato in un'intervista rilasciata a L'identità. L'esperto di diritto sportivo spiega molto chiaramente che l’atleta "è responsabile del fatto che una sostanza dopante è stata trovata nel suo organismo".

Cascella spiega che per un'eventuale squalifica la quantità non sarebbe l'elemento centrale visto che a Sinner non è stata contestata la malafede (lo dichiarò subito) che, in quel caso, avrebbe potuto provocare un allontanamento dai campi anche per quattro anni. In questo caso, spiega Cascella, "Sinner deve superare la negligenza contestatagli in quanto l’atleta è responsabile anche dell’operato dei propri collaboratori. Per questo la Wada, ricorrendo al Tas, chiede una squalifica da 1 a 2 anni".

Il caso Swiatek

Alla fine del 2024, la polacca numero due del tennis mondiale femminile, Iga Swiatek, è stata squalificata per un mese dopo essere risultata positiva a un controllo ad agosto quando, però, non era impegnata in nessuna competizione. La difesa della polacca ha avuto la meglio visto che la contaminazione del farmaco incriminato, a base di melatonina per il jet-lag, fu minima e involontaria. L'avvocato ricorda, ovviamente, che l'Itia (International Tennis Integrity Agency) aveva già assolto Jannik "sul presupposto che ha fatto di tutto per non essere contaminato. E il numero uno ha licenziato subito Naldi e Ferrara come responsabili del pastrocchio". Tutto questo, però, secondo Cascella potrebbe "non essere sufficiente perché il collegio dell’Itia era composto da medici mentre chi giudica dev’essere un esperto di legge. Intendiamoci, non auspico la squalifica del nostro campione, ma analizzo oggettivamente il caso".

Gli scenari possibili

Si aprono dunque due strade: assoluzione o colpevolezza. "Il fatto che la quantità dopante non abbia modificato la prestazione sportiva di Sinner non conta ai fini dell'eventuale squalifica. Se è vietato assumere lo steroide anabolizzante, e questo c’è nel corpo dell’atleta, è un riscontro oggettivo e potrebbe essere sanzionato", ha sottolineato l'esperto a L'identità.

Sarà decisivo capire se i giudici attribuiranno a Sinner la "colpa" di essere stato contaminato dal suo ex staff "e l'atleta di questo potrebbe rispondere", oppure se prevaranno gli scenari auspicati dall'azzurro, con una totale assoluzione da parte degli organi giudicanti.

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