Esperienza e resilienza. Si può descrivere in due parole la vittoria di Jannik Sinner contro Rune, e lo stesso numero uno del mondo racconta di come sia riuscito ad approdare ai quarti degli Australian Open superando un malessere fisico, una scena già vista lo scorso luglio a Wimbledon: “Questa volta però è stato diverso: prima della partita ho dormito tanto e bene, se non avessi messo la sveglia avrei continuato a dormire. Ma quando sono arrivato al circolo sentivo che non stavo bene. L’esperienza è servita: a Londra non avevo potuto gestire la cosa meglio, qui invece ci sono riuscito”. Sono state tre ore di gioco intense, e il medical time-out chiesto da per problemi fisici tra il secondo e terzo set (tra il terzo e il quarto lo chiederà poi anche Rune) gli ha fatto trovare la forza di continuare e poi vincere. Sinner aveva le mani che tremavano, ha dovuto sedersi e rifiatare (“Si vedeva che stavo male”). E siccome ci vuole anche un po’ di fortuna, ci si è messa pure la rottura della rete a dargli una mano: “Quei 20 minuti di pausa in spogliatoio mi sono proprio serviti”. Ma cosa è successo?
Durante la conferenza stampa, Jannik ha rassicurato tutti, nessun infortunio: “Ma non voglio parlare troppo di quanto accaduto oggi in campo: non stavo bene a livello di salute ma come infortuni è tutto a posto. Per fortuna il torneo cura l’assistenza ai giocatori in modo perfetto: ho parlato con il dottore ed è andato tutto a posto. È stata una grande partita”. La chiave del successo è stata quindi la capacità di adattarsi alle situazioni, come poi ha raccontato a Sky Sport: “L’inizio della partita è stato molto importante. Ho cercato di trovare un buon ritmo partita da subito. Poi all’inizio del terzo set ho salvato tre palle break e nel quarto set è stato decisivo il break in apertura. Sono riuscito a giocare sempre bene i primi punti di ogni game. Non potevo spendere tante energie in tutti i punti: ho dovuto capire me stesso e il mio corpo”. Questione di testa, insomma, e appunto di esperienza: “Ho lavorato tanto mentalmente per gestire queste situazioni. Sono contento di come sono uscito: ogni giornata può cambiare, soprattutto negli Slam. So quanto lavoro ho fatto nella preparazione per restare lì mentalmente anche nelle giornate in cui non sto benissimo”.
In pratica, per diventare Sinner nella vita ci vuole sempre un’alternativa: “La mia? Ci sono delle cose che abbiamo fatto in modo totalmente diverso dal solito prima della partita, non ho potuto neanche
fare il riscaldamento. Poi però, rifletti sul fatto che hai lavorato tanto per giornate e partite come queste. Allora provi lo stesso a fare quello che sai fare, quello su cui lavori sempre”. Ha funzionato, ancora una volta.
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