Leggendo l'ultima sparata acida di Nicola Pietrangeli contro Jannik Sinner («E' il più grande tennista italiano di sempre, forse anche austriaco») ho pensato subito a mio nonno, che era altoatesino. Nato nel 1905 sotto l'imperatore Checco Beppe, come diceva lui, Carlo Baur era diventato suo malgrado sempre parole sue - «italiano col cannone». Il nonno visse, lavorò e si fece una famiglia in Italia e morì a Milano nel 1983. Però pensava e sognava in tedesco, e ancora nel 1977 aveva tentato invano di farsi restituire la cittadinanza austriaca. Ma era un figlio del suo tempo, legato al «mondo di ieri» di Stefan Zweig, uno straniero in patria.
Jannik Sinner, invece, è molto più patriota italiano dei connazionali famosi che lo dileggiano per invidia. Come la quasi totalità dei ragazzi altoatesini di oggi (e sicuramente la totalità di quelli intelligenti) non fa differenza tra cultura d'origine austriaca o italiana: lui è nato italiano in una terra che è parte dell'Italia da 106 anni e semplicemente si sente parte del mondo reale in cui vive. Chi lo qualifica di austriaco vuole solo sminuire i suoi meriti: non è colpa di nessuno se fino al 1918 il paese in cui è nato si trovava oltre confine e se la gente del posto è di cultura tedesca.
Ma siamo nel 2024, la Costituzione italiana tutela le minoranze linguistiche e la provincia di Bolzano gode di autonomia grazie alla saggezza che De Gasperi dimostrò dopo la guerra. Ed è bello e soprattutto segno di maturità e modernità da parte di Sinner vivere nel presente e guardare al futuro, amando l'Italia intera di cui è parte come tutti noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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