L'Aquila - Un anno dalla catastrofe che sconvolse l'Italia e il mondo intero. Trecentissantacinque giorni fa la terrà tremò con un macabro boato. E l'Italia si svegliò sotto le lacrime. È la notte tra il 5 e il 6
aprile del 2009: alle 3.32 del mattino si scatena l’apocalisse con una scossa di terremoto di 5,8
gradi della scala Richter che in pochi minuti distrugge gran parte del centro storico dell’Aquila e
molti paesi vicini. Il bilancio è pesantissimo: più di 300 le vittime, 1.600 i feriti, decine di migliaia gli
sfollati.
Onna, il simbolo della distruzione Tra i paesi distrutti c’è anche Onna, che, rasa completamente al suolo, diverrà il simbolo
della tragedia.
La macchina dei soccorsi si attiva immediatamente e a L’Aquila arrivano anche tantissimi
volontari che si mobilitano da tutta Italia.
Tante le persone che vigili del fuoco e protezione civile riescono a estrarre vive dalle macerie:
Marta Valente, 24 anni di Bisenti, studentessa di Medicina, viene salvata dopo 23 ore; Eleonora
Calesini, 21 anni, di Mondaino, dopo 42 ore, Maria D’Antuono, 98 anni, di Tempera, viene trovata
viva dopo 30 ore.
Miracoli quotidiani che emergono dalla tragedia.
35mila scosse in due mesi Ma quella del 6 aprile non è l’unica
scossa che colpisce L’Aquila e nei due mesi successivi la terra continua a tremare. In quell’arco di
tempo si registrano oltre 35mila scosse, una media di una scossa ogni due minuti e mezzo.
L’Aquila, già devastata, è costretta ad affrontare la paura costante di un nuovo sisma e ad
allontanare il ricordo di quella tragica notte.
Bertolaso: "Tutti hanno uan sistemazione confortevole" "Abbiamo dato una
sistemazione confortevole praticamente a tutti". Così, a un anno dal sisma del 6 aprile in Abruzzo,
il Capo della Protezione civile Guido Bertolaso rivendica il lavoro
svolto per la sistemazione dei terremotati. La situazione oggi nelle zone terremotate, quante
persone hanno potuto far rientro nelle loro case e quanti invece restano ancora lontani, mostra,
secondo Bertolaso, "un quadro sicuramente confortante e soddisfacente".
Ora, sottolinea il Capo dipartimento, sulla costa sono circa "550-600" le persone che aspettano "un alloggio di quelli realizzati dalla Protezione civile, in attesa di poter ricostruire la loro
abitazione" mentre, alcune centinaia di famiglie, con la casa danneggiata ma non distrutta,
rappresentano quella parte di popolazione che "si deve sbrigare a fare i lavori di sistemazione che
possono essere fatti in tempi rapidi. Se calcoliamo che nelle prime ore del terremoto di fatto
70mila persone erano fuori casa, 35mila nelle tendopoli, 35mila presso gli alberghi lungo la costa,
più molti altri che hanno trovato ricovero in modo autonomo presso amici e famigliari anche a
Roma o in altre città d’Italia, abbiamo davanti il dato impressionante di questo terremoto".
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