Caro Francesco,
purtroppo stiamo valutando da oltre due anni soltanto una strada e una unica maniera di approcciarci al problema, di affrontare questa questione, ossia ci siamo persuasi che, in relazione alla guerra che viene combattuta sul suolo ucraino e conseguente all'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia, non ci resti altro da fare che inviare senza sosta e massicciamente armi allo Stato aggredito affinché possa difendersi dall'aggressore. Sia chiaro: non contesto questa decisione, che è in linea anche con il diritto internazionale. L'Ucraina infatti ha ricevuto la solidarietà della comunità internazionale in quanto ha patito una invasione da parte degli apparati militari russi e il nostro sistema ripudia il ricorso alla forza, se non in caso di difesa. Tuttavia, a distanza di oltre due anni, non avendo questo atteggiamento prodotto risultati positivi bensì solamente morti, sarebbe opportuno mettere in discussione determinate scelte e individuare strategie più efficaci volte a scongiurare il pericolo più grave, che è appunto quello di scivolare rapidamente in una guerra di proporzioni globali, la quale, per di più, sarebbe combattuta pure con armi di distruzione di massa, cioè nucleari.
Davanti a questo rischio dovremmo compiere il massimo sforzo possibile in direzione della distensione, eppure noto che, irresponsabilmente, stiamo facendo di tutto per ottenere l'esatto contrario, ovvero un inasprimento delle tensioni.
Tu mi chiedi cosa suggerirei per favorire un negoziato. Innanzitutto, penso che l'attacco subito dalla Russia da parte dell'Isis possa, al di là della sua drammaticità che ha impressionato tutti noi, costituire una formidabile occasione per agevolare una convergenza di forze e di intenti da parte della Russia medesima e degli Stati dell'Occidente. Infatti, mediante l'individuazione di un nemico comune, che è rappresentato dal terrorismo islamico, i capi di Stato europei e la Russia potrebbero intraprendere un dialogo proficuo e azioni congiunte al fine di contrastare il terrore di matrice islamica. È il momento di avvicinarsi a Putin e non di seguitare ad infangarlo, punirlo, sanzionarlo, definirlo dittatore, presidente illegittimo, negando valore anche alle ultime elezioni svoltesi sul territorio russo.
Insomma, questa volta, quantunque sia macabro affermarlo dal momento che sono morte circa 140 persone e innumerevoli sono i feriti, i terroristi islamici potrebbero averci fatto un favore. La loro azione è quella variabile che si è insinuata in una situazione di stasi totale e che, se bene sfruttata, potrebbe sorprendentemente ribaltare le sorti di questo conflitto. Ma questo dipende dalla volontà di quei capi di Stato e di governo europei dalle cui decisioni dipende il destino di miliardi di persone. Presentare un eventuale conflitto mondiale come qualcosa di inevitabile è disonesto. Esso non solo può essere evitato ma deve anche esserlo. Ad ogni costo.
Esprimere solidarietà alla Russia
riguardo l'attentato di Mosca è utile, però non basta, invitiamo Putin a un tavolo dove discutere di contrasto al terrore islamico.Sai come si dice, Francesco, tieniti stretto i tuoi amici e ancora più stretto i tuoi nemici.
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