Caro Demetrio,
Hamas è un'organizzazione terroristica e come ogni organizzazione terroristica è interessata a compiere azioni dimostrative di forte impatto mediatico, a fare propaganda e a indebolire l'immagine dell'avversario, screditandolo. Direi che in questo caso ci sta riuscendo alla grande. Ha preso sei dei 101 sequestrati del 7 ottobre e li ha ammazzati davanti alle telecamere tra venerdì sera e sabato mattina scorsi, pubblicando poi i cruenti video in cui questi giovani, che avevano alle spalle quasi un anno di vita da ostaggi e apparivano consumati, anzi sfiniti, muoiono trucidati avendo prima espresso «le loro ultime dichiarazioni». Tutto questo è terribilmente agghiacciante. È una crudeltà che si spinge al di là dei limiti dell'immaginabile. Non è stato il premier israeliano a togliere la vita a questi sei giovani, ma Hamas. E questo occorre sottolinearlo, specificarlo, ribadirlo, perché a me pare che stia trionfando la confusione. Stiamo facendo tutti il gioco dei terroristi, più essi si accorgono che il loro operato mette in difficoltà Netanyahu e ne erode il consenso, creando instabilità politica e tensioni in Israele, più saranno interessati a mettere a segno atti di questo tipo, creando pressione sul premier affinché Israele si pieghi a qualsiasi condizione. Gli scioperi dei lavoratori e le manifestazioni che stanno avendo luogo in Israele avvantaggiano Hamas, rendono tale organizzazione forte, efficace, ancora più spietata. Nel momento in cui essa vorrà scuotere ancora l'opinione pubblica mondiale e mettere alle strette Netanyahu, le sarà sufficiente scegliere e massacrare qualche altro ostaggio, facendo ricadere la colpa sul premier israeliano. Che questa sia la strategia di Hamas è confermato anche dalle dichiarazioni della stessa, che ha puntato il dito contro Israele per l'uccisione degli ostaggi che pure ha ucciso essa stessa. E poi c'è Biden che va dietro ad Hamas e attacca Netanyahu, corroborando le accuse mosse dai miliziani del terrore. È una follia. Sotto la pressione dell'opinione pubblica globale, sempre più indignata per le condizioni di patimento estremo della popolazione di Gaza, nessuno ha il coraggio di affermare il vero: gli ostaggi uccisi da Hamas sono vittime di Hamas e non di Netanyahu. Quest'ultimo avrà compiuto i suoi errori, avrà anche passato certi limiti nella risposta difensiva, ma attaccandolo non facciamo altro che agevolare Hamas, che nella mente distorta di molti sta addirittura emergendo quale martire, mentre si tratta dell'organizzazione che ha aggredito Israele il 7 ottobre scorso, scatenando una guerra, una inevitabile reazione, sequestrando e torturando oltre 100 persone, ammazzandone altre centinaia, stuprando e mettendo incinte gli ostaggi di genere femminile e realizzando nefandezze di ogni sorta. Hamas è anche colpevole di quello che sta patendo la gente a Gaza, bambini inclusi. Eppure noi ce la prendiamo con lo Stato aggredito e con il suo premier e non con l'aggressore terrorista.
Approccio opposto, tuttavia, è quello che abbiamo adottato riguardo alla guerra in Ucraina. In Occidente nessuno ha vittimizzato l'aggressore o si è mai sognato di accusare Zelensky delle sofferenze patite dagli ucraini, nessuno ha proclamato che Zelensky dovrebbe arrendersi per il bene del suo popolo e accettare le condizioni di Putin per evitare altre vittime. Anzi, chi lo insinua viene messo all'indice, criminalizzato, sospettato di essere filoputiniano, incriminato di fare propaganda per conto del presidente russo.
Queste due posizioni, quella che abbiamo nei confronti di
Hamas/Netanyahu e quella che abbiamo nei confronti di Putin/Zelensky, sono assolutamente inconciliabili, antitetiche, contraddittorie.È il frutto della nostra ipocrisia. O forse - il che è anche peggio - della nostra stupidità.
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