Roma - "Il premier si dimetta, ora serve un'area di responsabilità". Tutti uniti contro Berlusconi. Il terzo polo va verso una mozione comune per la sfiducia al governo e chiede al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di lasciare prima che il testo venga presentato. E' l’esito del vertice (oltre due ore nello studio del presidente della Camera) tra Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli cui dopo un’ora si sono aggiunti anche Raffaele Lombardo (Mpa) e Italo Tanoni (Libdem). "E' necessario assicurare al Paese un governo solido - si legge nel comunicato congiunto del terzo polo - in grado di affrontare la crisi economica ed evitare un dannoso ricorso alle urne". Una minaccia che, però, non scalfisce il Cavaliere: "In questa condizione continuo a lavorare nell’interesse del Paese".
Terzo polo: "Berlusconi si dimetta" Prima di tutto le dimissioni di Berlusconi. Questa la linea del terzo polo, di quei deputati che, dicono, "si riconoscono in un’area di responsabilità politico-istituzionale". Al termine del vertice, il terzo polo fa sapere che c'è la "necessità di assicurare al Paese un governo solido e sicuro, in grado di affrontare la seria crisi economico-sociale e di evitare un inutile e dannoso ricorso alle urne". "Alla luce della comprovata inadeguatezza dell’attuale esecutivo - si legge nel comunicato congiunto - ribadiscono l’invito al presidente del consiglio a dimettersi per facilitare l’apertura di una nuova fase ed evitare ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo. A tal fine sarà depositata nei prossimi giorni una mozione di sfiducia sottoscritta da tutti i deputati dell’area di responsabilità".
I numeri Il terzo polo è pronto a presentare a Montecitorio una mozione di sfiducia comune al governo Berlusconi. Pallottoliere alla mano, ai 36 deputati di Fli (escluso Gianfranco Fini presidente della Camera) si aggiungono i 35 voti dell’Udc di Casini, i 6 dell’Api di Rutelli, i 5 dell’Mpa guidati da Lombardo e i 3 Libem di Tanoni (complessivamente sono 85). A questi, poi, bisogna sommare i due deputati del gruppo misto, che hanno dichiarato di votare la sfiducia: l’esponente del Pri Giorgio La Malfa e l’ex azzurro Paolo Guzzanti. In totale, dunque, si arriva a quota 87. Ma i numeri del capogruppo Fli, Italo Bocchino, sono ancora più tragici. "Siamo a quota 317 - ha detto il finiano - sommando le firme della nuova mozione di sfiducia Fli-Udc-Api-Mpa,che verrà depositata, alla mozione già presentata da Pd e Idv".
Fini: "La fiducia non c'è più" "Le firme dimostrano che la fiducia alla Camera non c’è - ha commentato il presidente della Camera dopo il vertice - spero che con questo documento non si arrivi al 14". Durante la riunione a Farefuturo, Fini avrebbe spiegato ai parlamentari del Fli che "la mozione sarà responsabile, centrata sull’assoluta necessità per l’Italia di non fare un salto nel buio". "Quanto alla possibilità di elezioni anticipate, ragionevolmente le escludo, anche per la crisi economica", ha detto Fini spiegando che "tenere un assetto governativo così" è un lusso che l’Italia non può permettersi. "Ma anche se adesso si andasse a votare, e io non lo credo, abbiamo qualche motivo in più per fargli capire che le elezioni non le vince", ha concluso Fini, riferendosi alle firme che, stando ai conteggi del terzo polo, dovrebbero arrivare a 317, sommando le due mozioni di Pd-Idv e Fli-Udc-Api-Mpa.
La Lega: "Grave errore politico" "E' un grave errore politico la decisione di Fini di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Governo - hanno dichiarato Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, capigruppo della Lega Nord al Senato e alla Camera - il 14 dicembre la Lega Nord voterà coerentemente la fiducia al Governo e al presidente Berlusconi". Il 14 dicembre, hanno sottolineato i due capigruppo del Carroccio, "sarà il giorno della chiarezza in cui ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. E sarà anche il giorno in cui finiranno i giochi, le congiure e le riunioni di Palazzo".
Bersani: "Ora la crisi è evidente" "Ormai è chiaro - ha commentato il segretario Pd, Pier Luigi Bersani - ci sono le condizioni perchè la crisi politica del governo Berlusconi, che da mesi e mesi segnaliamo, abbia finalmente una formalizzazione parlamentare". "Davvero a questo punto non si capirebbero più tatticismi, titubanze e diplomazie - ha continuato il numero uno del Pd - ci vuole invece determinazione in tutte le forze politiche che vedono con chiarezza l’emergenza italiana".
"Davanti ai gravi problemi che ha il paese abbiamo già perso troppo tempo; dobbiamo uscire dall’instabilità e dalla paralisi e fare i primi passi sulla strada nuova - ha concluso Bersani - presenteremo il nostro progetto l’11 dicembre a Piazza San Giovanni a Roma con una grande manifestazione che di giorno in giorno sta raccogliendo tantissime adesioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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