Pechino - E' di Giovanni Pellielo, nella fossa, la seconda medaglia dell'Italia alle Olimpiadi di Pechino. Anche questa, come quella vinta ieri dal ciclista Rebellin, è d'argento ma non lascia alcun rimpianto nel tiratore piemontese che non saliva su un podio internazionale da un anno e mezzo. Ci è riuscito nell'occasione più importante, sotto il diluvio di Pechino, dopo una gara disputata in condizioni proibitive dove, tra smog, nebbia e pioggia, non era facile scorgere i piattelli lanciati in aria dalle macchine.
Pellielo è alla sua terza medaglia olimpica, un altro argento dopo quello di Atene e il bronzo di Sydney. Ma questo lo dedica "a tutta l'Italia, da Nord a Sud", un segno di unità nel giorno in cui dal tiro a volo arriva il gesto di pace di due tiratrici, una georgiana e una russa. Non è riuscito a conquistare quell'oro che gli manca solo perché sulla sua strada ha incontrato un eterno piazzato, il ceco David Kostelecky che è sponsorizzato dalla ditta italiana Perazzi e in un anno non arriva a guadagnare ventimila euro. Oggi ha indovinato la gara della vita, conquistando il successo olimpico dopo una carriera spesa a collezionare secondi, terzi e quinti posti. E' arrivato in finale con il punteggio migliore, 121/125, poi ha infilato un 'percorso netto' di 25 piattelli senza sbagliare un colpo. "Non so nemmeno io come ho fatto - spiega poi con aria incredula - forse mi ha portato fortuna la pioggia. Si vede che oggi era il mio giorno magico". Pellielo invece non crede alla fortuna, perché sa già chi gli ha dato la forza di arrivare fin qui, al suo terzo podio a cinque cerchi. "Senza Dio non si va da nessuna parte - spiega - e meno male che è sempre presente dentro di me nelle occasioni che contano. Ora non è finita qui, continuerò a gareggiare finché non mi verranno i capelli bianchi, e per l'oro olimpico caso mai ci vediamo a Londra. Mai mettere limiti alla divina provvidenza".
In un impianto di gara dove a un certo punto non si vedeva più niente a causa dell'acqua che scendeva, il primo posto di Kostelecky non è stato mai in discussione, mentre Pellielo, visti gli errori iniziali del russo Alipov, che sino alla finale gli stava davanti, si è giocato il secondo posto con l'asso australiano Diamond che gli sparava accanto e poi ha commesso due errori rivelatisi fatali (terzo a pari merito con Alipov, ha perso il bronzo allo spareggio). Fino ad un certo punto è stato in lotta per l'argento anche l'altro azzurro Erminio Frasca, poi però il 25enne poliziotto della provincia di Latina ha perso la sua proverbiale freddezza sbagliando ben tre piattelli su quattro nel finale e compromettendo una prestazione fino ad allora quasi perfetta: non è da lui, "ma è stata l'emozione di sparare per la prima volta alle Olimpiadi, qui è una cosa diversa da tutte le altre". Vista l'età, e il fatto che i 'ragazzi' del tiro a volo durano a lungo (Andrea Benelli ha 48 anni ma è qui per confermare l'oro di Atene vinto nello skeet) avrà tutto il tempo di rifarsi, intanto festeggia Pellielo che di anni ne ha 38 "e non ho più tanto tempo da perdere. Questa è stata la mia medaglia olimpica più sofferta - continua l'azzurro - sia perché c'é un nuovo regolamento secondo cui nell'ultima serie di 25 dobbiamo sparare solo un colpo, sia perché le condizioni di gara le avete viste tutti. Non mi sono messo a pensare a cosa stavo facendo né agli errori degli altri, non era più il momento di concedersi distrazioni".
Per quelle non c'é stato spazio neppure al
villaggio olimpico, dove ha passato due settimane di vita monacale: adesso però Johnny il cecchino farà uno strappo alle regole, tanto domani è domenica "e c'é don Mario Lusek (il cappellano azzurro n.d.r.) che mi confessa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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