In Giappone è il liquore nazionale che accompagna ogni pasto, in Italia è diventato famoso grazie al successo della cucina nipponica. Anche alle nostre latitudini è però possibile diventare super esperti di sakè, la bevanda alcolica ottenuta grazie alla fermentazione del riso. L'associazione più importante in Europa si chiama Sake sommelier association e ha sede a Londra. Dall'anno 2000 lavora per diffondere nel nostro continente questa antichissima tradizione asiatica e per formare assaggiatori e consulenti richiesti da ristoranti, cocktail bar e grandi alberghi.
Da qualche tempo una filiale ha aperto anche in Italia e organizza corsi base o avanzati in diverse città. Le lezioni sono suddivise in tre giornate nelle quali si acquisiscono conoscenze approfondite sulla presentazione e la degustazione del liquore. Ma anche sulla storia e la cultura del sakè, sugli ingredienti e i metodi di produzione, sui cocktail che è possibile realizzare, sulle temperature ideali e su come realizzare la sakè list.
Perché, proprio come avviene per altri liquori, non tutte le varietà di questa bevanda sono uguali. «Il sakè si abbina con tutti i cibi, dalla carne alle verdure, dai formaggi ai dolci. La sfida è scegliere quello che meglio esalta il piatto conferma il sommelier Lorenzo Ferraboschi -. Ma basta seguire semplici linee guida per trovare l'abbinamento giusto. Fondamentale è la percentuale di sbramatura del chicco. Per i piatti corposi come costata, bollito e carne in umido serve un sakè forte.
Per quelli più leggeri come pesce bianco e sashimi di carne o pesce ci vuole un sakè elegante». Per cogliere queste sfumature l'associazione di categoria ha già formato, in tutta Europa, 500 sommelier oggi attivi in 13 Paesi del mondo, sparsi su tre continenti.
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