Torben Guldberg: l'Amore? Lasciamolo lavorare, ha ancora molto da darci

Danese, 35 anni, attore teatrale e cinematografico. Nel suo romanzo d'esordio racconta cinque storie esemplari fra passione e ragione

Torben Guldberg: l'Amore? Lasciamolo lavorare, ha ancora molto da darci

Alla fine, resta in bocca un sapore di sano ottimismo nordico. Alla fine sia della lettura, sia dell'intervista. Il titolo del libro, infatti, era ipotetico, portava il fardello del dubbio della ragione: "Tesi sull'esistenza dell'amore" (Longanesi, pagg. 429, euro 18,60, traduzione di Eva Kampmann). Ma se quel «tesi» fosse da intendere come "tesi" di laurea? Allora tutto avrebbe assunto un senso diverso. Ottimista, appunto. E l'esordiente Torben Guldberg, danese trentacinquenne con alle spalle una consolidata esperienza di attore teatrale e cinematografico, ne sarebbe uscito... dottore in Amore.
Così è, infatti. La struttura del suo romanzo è semplice, lineare. Il Narratore è l'Amore in persona, il quale attraversa cinque secoli "a bordo" di cinque storie, dal XVI al XX secolo. Tre orfani (Frans, Amalie e il loro figlio Magnus) sono immersi nella grazia della musica; un pittore, Gregarius, crea la propria esistenza come fosse un quadro; un giovane scienziato, Hans, rincorre la velocità della luce; un hegeliano pentito, Diderik, vuol fare della filosofia una pratica di vita; un arrampicatore sociale, Henrik, si propone al mondo come "Terapeuta Macroeconomico". Musica, pittura, scienza, filosofia, economia.
Guldberg, il percorso va dalla più immateriale delle arti alla prosaicità, e alla crudeltà, del denaro. L'Amore è in decadenza?
"Non è in decadenza. Cambia. Tutto cambia e l'uomo, il singolo, non fa eccezione. Il rimpianto non è Amore".
Tuttavia, abbiamo perso molto...
"Ci siamo lasciati alle spalle un mucchio di cose belle. Tuttavia l'ego continua, oggi, la ricerca di ciò che può renderlo felice, di ciò che può realizzarlo. L'ego è molto abile, nell'affrontare le situazioni e nel risolverle...".
Il suo Narratore, l'Amore, afferma che "quasi tutte le interpretazioni non sono altro che conferme del punto di vista di chi le dà". L'Amore stesso ci sfugge sempre?
"È vero che l'Amore esiste prima e indipendentemente dalle molte lingue che parlano di lui. I segni che usiamo per parlarne ce ne danno la nozione, non l'essenza".
L'Amore dice anche che "nel migliore dei casi la libertà è una difesa per impedire ai vincoli dell'amore di diventare troppo stretti". L'Amore è, come l'arte, una malattia?
"No. In quel momento l'Amore vuol essere sardonico. Sta parlando con un suo... cliente" e... vuol metterlo in guardia. Saggiarne le convinzioni".
Nel capitolo ambientato nel secolo dei Lumi, due frasi descrivono benissimo il parallelismo luce-Amore. Rimandano alla mistica medievale: "Non veniamo colpiti da qualcosa che pensiamo sia la luce, vediamo subito ciò che la luce ci rivela. La luce ci rivela sempre qualcosa, ma ignoriamo la sua composizione".
"Per la verità, in quel momento non ci pensavo. Volevo parlare della luce, non dell'Amore... Però è vero. Mi piace che l'abbia sottolineato. Come dicevamo prima, i segni non danno l'essenza".
Una piccola illuminazione...
"Forse".
L'Amore-Narratore ammette all'inizio di essere vecchio e stanco. Possiamo tirarlo su di morale?
"È stanco in quanto anziano, ma non è stufo del proprio ruolo, ha ancora molto da darci. Più che lasciarlo parlare, ascoltarlo, seguirlo nei suoi racconti, dobbiamo parlare a nostra volta. Regalare a lui le nostre storie. Essere aperti al futuro".
Il suo romanzo contiene in pratica cinque romanzi per cinque secoli. Sta lavorando per andare indietro nel tempo, per portarci alla giovinezza dell'Amore?
"Certo, sto scrivendo il... prequel. Che inizierà con la nascita dell'Amore".
Così alla fine avremo un millennio d'Amore?
"Esattamente".
Non glielo chiedo per fare del romanticismo ma...

la miglior storia d'Amore con la "A" maiuscola che lei, da lettore, ricordi qual è?
"L'ha scritta il norvegese Jan Kjærstad, nel primo volume della sua trilogia. È una descrizione indiretta dell'Amore fatta dal protagonista a proposito della moglie morta".
Triste, immagino.
"L'Amore non può esserlo. La tristezza è un peso che non meritiamo".

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