Torregiani: "Ora lasciamo il fioretto e impugnamo la spada"

Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso dai Pac: "Ora lasciamo il fioretto e impugnamo la spada, perché se il rispetto delle regole porta a questo, d'ora in poi useremo il pugno di ferro". Il figlio di Sabbadin: "Così Lula si rende complice di un assassino"

Torregiani: "Ora lasciamo il fioretto e impugnamo la spada"

Milano - "Ora lasciamo il fioretto e impugnamo la spada, perché se il rispetto delle regole porta a questo, d'ora in poi useremo il pugno di ferro". Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac (Proletari armati per il comunismo) accoglie con sentimenti "di rabbia e sconforto" la notizia nella mancata concessione dell'estradizione dal Brasile di Cesare Battisti, condannato anche per l'omicidio di suo padre. "Quei politici, quei giudici andrebbero presi e portati su un aereo per venire in Italia e capire le sciocchezze che hanno detto", ha spiegato Torregiani.

Sabbadin: "Lula si rende complice di un assassino" "Con questa decisione il presidente Lula si dimostra complice di Cesare Battisti, complice di un assassino!". Reagisce così alla decisione del Brasile di non estradare l'ex terrorista il veneziano Adriano Sabbadin, figlio cinquantenne di Lino, il macellaio ucciso da un commando dei Pac il 16 febbraio 1979.

"Per noi parenti delle vittime - dice all'ANSA Sabbadin - è una presa in giro, anche se questa scelta era nell'aria". "Ho sempre detto - ricorda - che non voglio Battisti dietro le sbarre. Io e i miei familiari ci saremmo accontentati che si dimostrasse pentito. Così non è mai stato. E Lula, a questo, é suo complice". 

 

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