L'anniversario dell'11 settembre e il ricordo dell'attentato alle Torri gemelle che ha spalancato all'Occidente il baratro del terrorismo ormai è alle porte. Non è un caso che, come ogni anno, l'evento diventi strumento di polemica politica tra democratici e repubblicani. L'ultima battaglia ha come oggetto una moschea che qualcuno vorrebbe costruire sulle macerie delle Twin tower. «Su "Ground Zero" non dovrebbe sorgere alcuna moschea fino a che non vi sono chiese sinagoghe in Arabia Saudita, l'epoca dei due pesi e delle due misure è finita», ha detto Newt Gingrich, esponente di spicco dell'ala più conservatrice del Partito repubblicano, in un editoriale pubblicato sul quotidiano statunitense The Washington Post.
Gingrich critica anche l'intenzione di battezzare il progetto «Cordoba House», sottolineando come lungi dal voler essere un simbolo di cooperazione tra le fedi la denominazione vuole ricordare la conquista musulmana della città spagnola, la cui cattedrale venne riconvertita in moschea (a sua volta di nuovo chiesa cristiana dopo la Reconquista, ndr).
Infine, l'esponente repubblicano chiede chiarezza sulla provenienza dei finanziamenti del progetto e denuncia: «L'America sta subendo un'offensiva islamica politico-culturale che vuole minare e distruggere la nostra civiltà: purtroppo, molti dei nostri dirigenti si ergono a volonterosi difensori di coloro che se potessero li distruggerebbero».
Anche le inchieste su quello che veramente accadde quel pomeriggio sono ancora tante. Su tutte spicca quella del Washington Post: «Stavolta non ci saranno eredi cinematografici di Dustin Hoffman e Robert Redford a immortalarli. Ma, anche se non è un altro Watergate, anche se stavolta non c'è un presidente da abbattere», ha scritto nei giorni scorsi il Corriere della Sera. L'indagine curata da Dana Priest e William Arkin si annuncia accuratissima e promette di scuotere fin nelle fondamenta lo spionaggio Usa e le strutture per la lotta al terrorismo proliferate al di fuori di ogni controllo dopo l'attacco alle Torri gemelle dell'11 settembre di nove anni fa.
È uno «scandalo "annunciato", secondo i due autori, che parte dai misfatti delle milizie private di Hulliburton in Irak e finisce nella Top Secret America, l'esercito di 854mila persone che lavorano, con obbligo di segretezza, per 1200 enti governativi e 1900 società private che «spesso si pestano i piedi e consumano un volume di risorse che nessuno è riuscito a misurare con precisione».
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