La Francia verso il "taglio" dell'elettricità all'Italia: cosa può succedere ora

La "guerra" dell'elettricità può avere effetti a cascata non solo su Italia e Francia ma anche sull'Europa. Vediamo perché

La Francia verso il "taglio" dell'elettricità all'Italia: cosa può succedere ora

La necessità di gestire la manutenzione degli impianti nucleari, la tempesta energetica europea, l'impennata dei prezzi e le incertezze del futuro spingeranno, con ogni probabilità, la Francia a bloccare le forniture di elettricità all'Italia per il prossimo biennio. E la minaccia è che a cascata vada in tilt l'intero mercato energetico nazionale.

Quasi il 14% del fabbisogno nazionale di elettricità, lo ricordiamo, è soddisfatto da Roma con importazioni da impianti stranieri. Repubblica segnala che "L'anno scorso abbiamo importato quasi 43 terawattora di elettricità. E la Francia è il secondo nostro fornitore, dopo la Svizzera (attraverso la quale, per altro, transita anche la stessa elettricità prodotta dall'Esagono). Secondo i dati Eurostat (relativi questa volta al 2020)", infatti, "quel che prendiamo dalla Francia equivale grossomodo al 4-5%. Nel solo primo semestre del 2022, per usare dati più recenti, abbiamo importato dalla Francia 6,7 TWh e siamo dunque in linea con i livelli osservati da Eurostat".

La prospettiva di uno stop delle importazioni da Parigi nel 2023 e 2024, come ha amaramente constatato anche il ministero della Transizione Ecologica, era nota da tempo complice la necessità per la Francia di rivedere profondamente il suo settore dell'elettricità. E si inserisce in un trend europeo, come confermato dal calo del 21% delle importazioni di elettricità che il Paese ha sperimentato ad aprile.

Due sono i vincoli che bloccano la Francia e due i problemi che l'Italia e l'Europa devono affrontare. Per Parigi la prima dinamica complessa è la stagnazione dell'attività delle centrali nucleari cuore della generazione di elettricità del Paese. Il colosso energetico Edf, da poco nazionalizzato, ha comunicato che ad oggi sono inattivi complessivamente 32 dei suoi 56 reattori, con una capacità dii generazione nucleare scesa da 61 a circa 30 GW. E se alcuni sono spenti per l'attesa delle forniture di carbone, almeno una dozzina necessitano di lavori di manutenzione. E l'economista dell’energia Yves Marignac, che dirige l’istituto négaWatt di Parigi, un’associazione che promuove efficienza e risparmio energetico, ha affermato parlando con QualEnergia che "tutto ciò farà sì che quest’anno avrà un fattore di capacità del 52%, contro il 90% negli Usa, producendo soli 280 TWh, invece dei 430 medi. In definitiva mancano 150 TWh all’appello, praticamente la metà dei consumi italiani".

II secondo problema per la Francia è che questo scombussolamento, unito alle dinamiche legate al costo marginale che "prezza" l'energia nazionale, rende molto più conveniente sul medio periodo l'apertura di contratti di fornitura garantiti sul mercato interno rispetto a quello italiano, ove il prezzo dell'elettricità è più basso. Al 16 settembre un Mwh da consegnare a dicembre 2022 costava oltre 1360 euro in Francia, mentre era del 60% economico, costando 535 euro, in Italia. E il prezzo unico nazionale per la pronta consegna era molto più alto in Francia che in Italia: 592 euro al MWh contro 485.

L'Italia ha, in quest'ottica, due rischi. Il primo è quello di dover procedere in tempi più stretti, qualora il blocco di Parigi fosse confermato, ai piani di risparmio energetico per un taglio dei consumi di gas e elettricità. La mancanza di forniture dalla Francia porterebbe alla necessità di attivare più centrali a gas e a carbone con un costo marginale più ampio in grado di trasmettersi direttamente sui rincari del prezzo di mercato. Con conseguente impennata dell'inflazione.

In secondo luogo, va capito come una possibile interruzione delle forniture francesi possa essere da esempio per altri casi simili nel quadro europeo e mettere a repentaglio il Piano Energia dell’Ue che disegna un tetto al prezzo dell'elettricità prodotta con le fonti rinnovabili inframarginali fissato a 180 €/MWh. Data che l'offerta di rinnovabili è difficilmente ampliabile nel breve periodo, su questo price cap si rischia di infrangere la strategia italiana, a causa di una maggiore onerosità per lo Stato di supplire alla mancanza di energia francese generata col nucleare e, soprattutto, dell'effetto-contagio che si creerebbe sul fronte politico. Un'Europa che "embarga" la sua rete non sarebbe credibile di fronte ai mercati energetici come impositrice di un prezzo fisso massimo alla generazione di elettricità.

E quest'ultimo dato sarebbe la vera pietra tombale sulla capacità dell'Europa di non farsi travolgere da una tempesta che ha già assunto proporzioni epidemiche. E che col protezionismo dell'elettricità potrebbe deflagrare.

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