Trapianti di capelli: ora si ricorre ai fattori di crescita

Felicita Donalisio

La calvizie androgenetica sta per essere definitivamente sconfitta: con le nuove tecniche di trapianto ed i mezzi terapeutici oggi disponibili, appare ormai lecito dire che, nella maggior parte dei casi, rimanere calvi rappresenta soltanto una scelta. Tra le novità più importanti del 2006, una è sicuramente rappresentata dall’impiego dei cosiddetti «Fattori di crescita» per migliorare i risultati dei trapianti: «Da questo punto di vista, un enorme passo avanti era già stato compiuto parecchi anni fa, con la scoperta di un farmaco, la finasteride, capace di contrastare con efficacia gli effetti del diidrosterone (DHT), l’ormone responsabile dell’alopecia androgenetica», osserva il dottor Emilio Lavezzari, specialista in autotrapianti presso la Clinica S. Anna di Lugano. «Recentemente, è stato dimostrato che tale ormone controlla la crescita del capello attraverso le citochine - proteine molecolari che agiscono come messaggeri cellulari – e tra queste sono apparse subito di estremo interesse quelle conosciute come “Fattori di crescita”».
Qual è esattamente l’azione di queste proteine? «In particolare quelle presenti nelle piastrine (PDGF), non solo sono in grado di stimolare i processi di cicatrizzazione e di indurre la proliferazione cellulare, ma giocano anche un ruolo fondamentale nello sviluppo dei cheratinociti del follicolo, e quindi nella formazione di nuovi capelli», risponde lo specialista. «Sulla scorta di tali riscontri, nella Clinica S. Anna di Lugano abbiamo cominciato ad utilizzare il plasma dei pazienti (in precedenza opportunamente trattato in modo da ottenere la più alta concentrazione di piastrine e, di conseguenza, di Fattori di crescita), per conservare le Unità Follicolari (FU) e per infiltrare le aree trapiantate. I vantaggi sono molteplici. In questo modo, infatti, possiamo indurre una ricrescita più rapida dei nuovi capelli trapiantati, aumentare la sopravvivenza di tutte le Unità Follicolari ed ottenere una più veloce cicatrizzazione».
Anche i nuovi microscopi operatori costituiscono una novità significativa: «Studiati specificamente per essere impiegati nei più delicati interventi di microchirurgia, questi strumenti sono in grado di offrire una perfetta visione tridimensionale grazie a soluzioni estremamente sofisticate, come l’autofocus, lo zoom e il controllo del parallasse», spiega il dottor Lavezzari (www.lavezzari.it). «Sono dotati, inoltre, di una microtelecamera che consente di visionare, passo dopo passo, tutte le fasi dell’intervento. Grazie a tali mezzi, che vengono applicati al capo del chirurgo, è ora possibile posizionare le Unità Follicolari ad una densità che impensabile nel passato. Ingrandimenti fino a 9-12x, consentono di infoltire anche le zone con capelli».
Guardando al futuro, quale sarà la prossima acquisizione nel campo dei trapianti di capelli? «Accantonata l’idea di replicare i capelli in vitro, a causa di alcune difficoltà che sembrano al momento insormontabili, ritengo che non sia lontana la possibilità di trapiantare capelli da un individuo ad un altro», afferma l’esperto. «Nel mondo diversi istituti di ricerca e cliniche, compresa la nostra, stanno impegnandosi per realizzare questa impresa.

È una nuova arma della chirurgia riparatrice per soggetti ustionati, offre un grande vantaggio ai pazienti con zone donatrici molto povere. Ovviamente, occorrerebbe in ogni caso trovare un donatore compatibile e disponibile. Ecco perché, se si possiede un’adeguata zona donatrice, i propri capelli restano sempre la fonte ideale».

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