Il Pd si ribella al taglio degli stipendi per i consiglieri. Prima l’attacco del capogruppo in Comune Pierfrancesco Majorino che minaccia di non ricandidarsi, ora l’annuncio di una marcia sulla prefettura guidata da Roberto Caputo, il numero due del centrosinistra in Provincia. I conti sono presto fatti e la sforbiciata sembra far davvero male. Fino a oggi un consigliere provinciale tra aula e commissioni riusciva, con impegno e dedizione, a raggranellare gettoni per 1.400-1.500 euro. Escluso ovviamente il mese di agosto e dimezzato dicembre causa vacanze. Non moltissimo, ma abbastanza per giustificare l’impegno. Oggi si passa a un’identità calcolata su un quinto dello stipendio del presidente della Provincia già decurtato del 10 per cento. Tra i 700 e i 900 euro. «Una miseria - tuona Caputo - Così la politica potranno farla soltanto i ricchi, i nullafacenti e i furbetti. O magari chi ruba». Non andrà meglio ai colleghi di Palazzo Marino. Se il decreto sarà convertito in parlamento, a breve i consiglieri non potranno percepire più di un quinto dell’emolumento del sindaco (a sua volta tagliato del 10 per cento a poco più di 8.200 euro lordi). In soldoni poco più di mille euro netti (1.640 lordi) di indennità mensile, mentre finora, con i gettoni di presenza, nei mesi di più intensa attività in aula e in commissione poteva arrivare a 1.700 euro (2.300 lordi). Evidente la sproporzione con altri «professionisti» della politica. «Come prevedibile - ha protestato ieri Caputo in aula - parlamentari, deputati europei, consiglieri regionali e grand commis di Stato non si sono toccati gli emolumenti». Ma gli esorbitanti costi della politica? «A pagare saremo solo noi consiglieri comunali e provinciali con grande nocumento per la politica. E a rimetterci saranno ancora una volta i cittadini. I consigli si occupano di argomenti delicati come l’urbanistica, i rifiuti, acqua, scuola, servizi sociali, strade. Chi ci penserà? Se qualcuno vuole nominare un commissario e chiudere i consigli perché li considera solo un fastidioso orpello, lo dica pure. Oltre a tutto sono delibere complesse e che vanno studiate bene, perché se sbagliamo la Corte dei conti fa pagare noi». Parte la rivolta dei consiglieri? «Ci sarà. Oltretutto questi tagli vanno contro il principio del federalismo. Si torna alla logica del centralismo romano. La Lega dovrebbe protestare». Ma anche il centrodestra a Palazzo Marino protesta. «Sedere in consiglio comunale sarebbe un onore anche a farlo gratis - osservava Fabrizio De Pasquale (Pdl) - ma è folle prendere un quinto di un consigliere regionale quando noi lavoriamo il triplo». A protestare anche il presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei. «Attenzione, è giusto aggredire i costi della politica, ma non quelli della democrazia. Non si può pensare che sia a costo zero, qui si prendono decisioni per miliardi di euro e non penso sia il caso che a farlo siano solo degli sfaccendati». La crisi? «Quello che mi preoccupa di più è il fatto che gli elettori pensino che gli amministratori locali abbiano stipendi stratosferici. Non è così. Saremo cornuti e mazziati, diminuiranno i nostri compensi e la gente continuerà a considerarci dei privilegiati».
E in tutto questo impeto savonaroliano ci sta anche che il presidente della Provincia Guido Podestà vada in Cina alla settimana di Milano all’Expo di Shanghai a sue spese. Solo per non rischiare di finire impallinato.
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