Tunisi - La guerra del pane continua a infuriare per le strade del Maghreb e, a ruota, scatta la battaglia sui numeri delle vittime. L'ultimo comunicato ufficiale, riferito da fonti ministeriali tunisine e battuto dall'agenzia Tap, parla di quattordici morti in 24 ore. Totalmente diversi i dati di radio Kalima, una radio on line molto seguita, che parla di 50 vittime. Nemmeno Le Monde riesce a dare una risposta decisiva e fornisce numeri ancora differenti: secondo il quotidiano parigino sono 24 le persone che hanno perso la vita negli scontri con le forze dell'ordine. Nel frattempo la protesta continua in molte città della Tunisia e i paesi vicini, Marocco ed Egitto in cima alla lista, iniziano a temere un possibile effetto domino. La preoccupazione attraversa il Mediterraneo e arriva anche sulle coste europee. Se i governi africani dovessero continuare a rimanere sordi di fronte alle richieste dei manifestanti, il rischio di una nuova ondata di immigrazione, specialmente in Italia e Francia, diventerebbe reale.
Scuole e università chiuse fino a nuovo ordine Il governo tunisino ha annunciato oggi la chiusura delle scuole e delle università in tutta la Tunisia "fino a nuovo ordine", in seguito alle proteste e ai disordini scoppiati nel Paese.
La preoccupazione della Ue Dall'Unione Europe arriva una "ferma condanna" per gli episodi di violenzae la richiesta el "rilascio immediato" dei dissidenti ancora detenuti. L'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza della UE, Catherine Ashton, che nelle prossime ore diffonderà un comunicato ufficiale, ha sottolineato la "preoccupazione" con cui Bruxelles assiste agli eventi di questi giorni. Da Bruxelles viene anche lanciato un appello per porre fine alle violenze e per la ripresa del dialogo con le parti sociali. La Ashton ricorda in particolare che il rafforzamento dei rapporti tra Tunisia e Ue richiede un forte impegno per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Anche dalla Farnesina arriva una nota ufficiale: "Noi condanniamo ovunque la violenza - ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini -, ma sosteniamo governi che hanno avuto coraggio" e "costituiscono un’importante presenza mediterranea, soprattutto nella lotta al terrorismo".
Ben Alì: "Atti di terrorismo" Per il presidente, le "ingerenze" vengono da quei paesi che sono "invidiosi" del successo della Tunisia: "La disoccupazione non è solo un problema della Tunisia, che anzi, sta meglio di altri e per questo attira invidia". Ben Ali ha quindi spiegato che "l’occupazione è la nostra principale priorità, e i prezzi sovvenzionati pesano molto sul bilancio dello stato". Il leader tunisino ha promesso un forte impegno per creare posti di lavoro ("300.
000 posti tra il 2011 e il 2012", ha preannunciato), specie per coloro che sono disoccupati da pi— di due anni e la creazione di commissioni con partiti politici e società civile che dovranno "ascoltare i cittadini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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