
Difficile trovare una cosa più olandese di un porto sullo Zuiderzee, il mare interno creato dalla costruzione della gigantesca diga sul Mare del Nord completata nel 1932. La terribile inondazione del 1916 aveva sommerso buona parte di quei villaggi di pescatori e delle terre circostanti, convincendo il paese della necessità di un intervento radicale. La trasformazione della grande insenatura in lago d'acqua dolce costrinse un ripensamento dell'economia locale, passata dalla pesca al turismo.
Ma i visitatori non erano mancati nemmeno in passato, attratti dalla bellezza primordiale del posto. Tra tali viaggiatori, si distinsero numerosi pittori, spinti dal desiderio di ritrarre quella straordinaria continuità tra cielo e mare, su tonalità di grigio, azzurro, bianco e nero. Con La scoperta dell'Olanda (Iperborea, traduzione di Claudia Cozzi, pagg 378, euro 21), il saggista Jan Brokken ricostruisce la storia dello Spaander Hotel, fondato a Volendam nel 1881 da Leendert Spaander, un intraprendente commerciante locale, con l'espressa intenzione di farne un luogo di scambio e creatività. L'invio di cartoline e lettere a numerose istituzioni artistiche di tutta Europa fu una scelta fortunata: nella cattolica Volendam, dall'atmosfera decisamente più mondana della vicina Marken, sobrio centro evangelico, confluirono figure come Willy Sluiter, Tom Brown, Gertrud Zuelzer, Frederik van Eeden, Otto van Tussenbroeck, Paul Signac, Claude Monet, ma pure l'imperatore Hirohito (alla ricerca di compagnia femminile) e, molto tempo dopo, Johan Cruijff.
Avvalendosi di foto di quadri in buona parte concepiti, se non realizzati, allo Spaander Hotel come Noordeinde a Volendam (1892, dello scozzese George Sherwood Hunter), Funerale di un pescatore (1911, del francese Augustin Hanicotte) e La tempesta (1916, dell'olandese Bart van der Leck) Brokken ce ne restituisce l'atmosfera tra le due guerre e nel bel mezzo
dell'inondazione, col candore e la passione che i lettori gli riconoscono dai tempi del suo libro più celebre, Anime Baltiche, rammentandoci che «all'epoca si diceva che a Marken si prendeva la tubercolosi e a Volendam la sifilide».
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