Tutti in pista, si Baila! (nonostante i giudici)

Il tribunale ferma il programma di Canale 5, "contraffazione" di Ballando su Raiuno. Ma la D’Urso apre lo stesso le danze. Barbara la popolana contro l'algida Milly: sfida tra primedonne. I cloni popolano tutte le reti

Tutti in pista, si Baila! (nonostante i giudici)

Difficile «bailar» con una gamba sola. Ma così è successo ieri sera a Canale 5. Il nuovo programma Mediaset, intitolato appunto Baila!, è andato in onda azzoppato. Anzi rischiava di non essere trasmesso per nulla: il tribunale civile di Roma, infatti, ieri mattina, a poche ore dall’inizio dello show, lo ha bloccato accogliendo l’istanza presentata da Milly Carlucci e ravvisando gli estremi di «contraffazione» e di «relativo illecito per violazione del diritto di proprietà intellettuale». Insomma, secondo il giudice Gabriella Muscolo Baila! sarebbe un plagio di Ballando con le stelle, il programma di Raiuno condotto da Milly Carlucci. Dopo la lettura della sentenza, per non buttare al vento soldi, lavoro e una complessa organizzazione, i vertici Mediaset hanno deciso di andare in onda lo stesso, ma modificando lo show nei punti che, secondo il giudice, sono troppo simili al suo omologo della Tv di Stato. In attesa di impugnare d’urgenza la decisione del tribunale chiedendone la revoca. A Mediaset sono infuriati soprattutto perché la sentenza è arrivata nello stesso giorno di messa in onda, quando il ricorso è stato presentato parecchi mesi fa. Ma la Rai non molla: e, dopo aver appreso la decisione Mediaset di aprire le danze lo stesso, ha fatto ricorso all’Agcom e diffidato l’azienda concorrente. Il tutto si è tramutato in una gran pubblicità per lo show di Barbara D’urso (che infatti ieri vi ha dedicato mezzo Pomeriggio cinque).
Alla fine ieri sera gli autori hanno cambiato la formula: non coppie formate da un concorrente ballerino e un famoso in gara tra di loro, ma una specie di gioco di squadra. Tra i vip Elisabetta Gregoraci, Raffella Fico, Marianna De Micheli, Marcella Bella, Martina Colombari, kristian Ghedina. Quello delle coppie è infatti uno dei punti contesi. Mediaset ha sempre insistito sulla differenza: i suoi ballerini non sono professionisti, ma fanno un altro lavoro (idraulici, impiegati, segretari, modelle e via dicendo) come principale mezzo di sostentamento. Il giudice però ha valutato che questo distinguo non sarebbe sufficiente. Dice, infatti, la sentenza: «Ballando è caratterizzata da una creatività sufficiente a differenziarla da altre gare di ballo, creatività i cui caratteri di individualità sono principalmente l’accoppiamento di persone non note con personaggi noti, la selezione e l’eliminazione con la combinazione di una giuria del voto popolare e l’aggiudicazione di un premio». Elementi che «sono presenti anche nella concorrente trasmissione Baila» le cui caratteristiche «differenziali» relative ai «criteri di formazione delle coppie, al «ruolo dei ballerini», alla «composizione della giuria» e alla «sua interazione col televoto e la natura del premio» rappresentano «elementi marginali e non sufficienti» per attribuire al programma «una gradiente creativo autonomo e diverso». Mediaset ribatte che non è possibile giudicare uno show senza averlo ancora visto e che, pur «restando convinta che il programma sia assolutamente unico e originale, osserverà scrupolosamente tutte le inibizioni elencate nel provvedimento del Tribunale Civile di Roma, confidando nella sua celere riforma». «Rimane un fatto - aggiunge Mediaset - mai era stata espressa la pretesa che un genere televisivo andasse in onda su un unico canale. Da che esiste la tv, i grandi filoni sono ben noti: canto, ballo, comicità. Certo, esistono format depositati. E infatti Mediaset ha acquistato a suo tempo da Endemol un formato di origine sudamericana, Bailando por un sueno, in onda in molti paesi anche in contemporanea con format concorrenti». Molto amareggiato Roberto Cenci, creatore del programma: «La considero una sentenza ingiusta, sinceramente, noi abbiamo lavorato in tutti questi mesi per differenziarci totalmente. L’unica speranza che ho è che non perdano il lavoro duecentocinquanta persone».
Contentissima, ovviamente, Milly Carlucci, che ha promosso in prima persona la causa per fermare lo show concorrente, memore di quello che è successo tra Ti lascio una canzone e Io canto (il secondo, su Canale 5, ha praticamente svuotato di senso e di ascolti il primo) e difendere la sua «creatura»: «La decisione del giudice - dice - afferma un principio che mette ordine nel mondo della televisione. Sono molto soddisfatta, questo è un principio che va in direzione del rispetto di un criterio di civiltà».

In effetti, la sentenza apre un precedente nel mondo televisivo: finora dirigenti e produttori avevano sempre pensato che non valesse la pena intentare una causa per un programma copiato pensando che difficilmente si sarebbe potuto provare il plagio. Ora molti potrebbe pensare di seguire la stessa strada.

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