Tutto cominciò 110 anni fa

Tutto cominciò 110 anni fa

Come le fortune dell’uomo si legano all’impiego del cavallo, indispensabile fin quasi alla metà del secolo scorso per il lavoro agricolo, i trasporti di merci e persone nonché per le attività militari, alle virtù del nobile equino s’intrecciano strettamente anche le vicende della Fiera di Verona. Le cui origini risalgono a 110 anni fa, alla decisione della civica amministrazione, nel dicembre 1897, di istituire due fiere annuali per la compravendita dei cavalli, nei mesi di marzo e ottobre. Ed ecco che il 14 marzo dell’anno successivo Gianni Grigolatti ed Eribrando Mantovani danno vita a un quartiere approntato lungo l’Adige, tra le mura Viscontee e la tomba di Giulietta: i migliori esemplari trovano posto nelle scuderie dell’ex convento dei Cappuccini, mentre allineati alle mura scaligere, nel cosiddetto mercato alla corda, fanno bella mostra di sé muli, asini e i più modesti equini da soma. Sorge così, come manifestazione dedicata ai cavalli, la moderna attività fieristica del capoluogo veneto, che subito ha successo, se è vero che i recinti allestiti non bastavano a ospitare tutti gli animali in vendita.
Di anno in anno la Fiera dei Cavalli cresce e consolida la propria buona fama, con esemplari che giungono dalla Prussia, dall’Ungheria e perfino dalle province della Russia. A inaugurare la rassegna, nel marzo del 1906, è il re Vittorio Emanuele III, in visita a Milano il mese successivo per l’apertura dell’Esposizione internazionale, dove si possono ammirare i primi esemplari di autobus, chiamati allora omnibus-automobili, equipaggiati con diversi sistemi di trazione. Due anni più tardi a Verona debutta il tram elettrico ma c’è ancora posto per le vecchie vetture del trasporto a cavalli, che gli vengono agganciate per far fronte alle richieste dei cittadini nelle ore di punta. La Fiera è anche l’occasione per mettere in mostra le novità tecnologiche, a cominciare dalle nuove creazioni della meccanica agraria. Tra i numerosi visitatori illustri, la manifestazione può subito annoverare Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat, e pure il pilota Tazio Nuvolari, che nel 1921 vince la Coppa Verona, la gara automobilistica indetta dagli organizzatori fieristici. Sono gli anni in cui lo sviluppo della meccanizzazione agricola procede a buon ritmo, sottraendo spazio crescente ai cavalli; accade anche con le automobili, cui la Fiera fa largo dedicando loro un Salone nel’ambito della stessa rassegna. E nel 1930, con la costituzione dell’Ente autonomo per le Fiere di Verona, l’edizione primaverile diviene la «Fiera Internazionale dell’agricoltura e dei cavalli» ed entra a far parte delle grandi manifestazioni del circuito internazionale, mentre l’appuntamento di ottobre rimane riservato alla zootecnia. I 10 anni che seguono scandiscono una crescita ininterrotta della rassegna, che nel ’37 ospita 850 espositori e nel ’40, quando lo scenario internazionale è dominato dalla guerra, chiude addirittura un giorno prima perché tutti i 6mila animali sono stati venduti.

L’edizione del Cinquantenario segna il passaggio della Fiera nel nuovo quartiere di Borgo Roma, mentre è del 1976 la riproposta in chiave moderna di FieraCavalli: da allora la lunga e nobile tradizione rivive, con il fascino della dimensione più squisitamente ecologica, turistica e sportiva.

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