Kiev- Girano per le strade in gruppo, spesso in abiti succinti e con fare agguerrito, fermando i turisti e spiegando loro che «l'Ucraina non è un bordello». Sono giovani studentesse degli ultimi anni del liceo o delle università di Kiev, preoccupate dalla piega che l'ex Repubblica sovietica sta prendendo, con le sue 12mila prostitute, fra cui molte studentesse che con la crisi cercano di arrivare a fine mese. Lo fanno per evitare che l'Ucraina diventi una meta del turismo sessuale alle porte d'Europa. O almeno, che non lo diventi più di quanto è ora, visto che sono già in molti a volare a Kiev in cerca di esperienze trasgressive.
E così il gruppo «Femen» ha deciso, lo scorso anno, di scendere in campo e di farlo con azioni provocatorie; per esempio, vestendosi da infermiere con zaini pieni di siringhe per protestare davanti all'ambasciata turca, in modo da «curare la dipendenza sessuale», come ha spiegato Anna Hustol, una delle fondatrici. O diffondendo volantini che ricordano come l'Ucraina sia lo Stato europeo dove l'Aids è più diffuso. In fondo, per loro riconoscere i turisti è facile. E, appariscenti come sono nelle loro manifestazioni in minigonna, tacchi alti e collant rosa shocking, raccogliere folle lungo Khreshchatyk, il viale principale di Kiev, è facile, anche se sventolano i loro cartelli «le ragazze ucraine non sono in vendita». Da far leggere a tutti, turisti, uomini d'affari, dipendenti di multinazionali straniere.
In base ai dati forniti dal ministero ucraino dell'Interno, ci sono circa 12mila prostitute in Ucraina e da un recente sondaggio condotto dal Kiis (Istituto internazionale di sociologia di Kiev) è emerso che una su otto (poco meno del 15 per cento) è una studentessa dell'università o addirittura delle scuole superiori. Nella capitale la situazione è ancora più preoccupante: qui, secondo le stime di Femen, «questa percentuale raggiunge il sessanta per cento», e il 70 per cento delle studentesse è stata avvicinata da stranieri per prestazioni sessuali. Il reddito medio in Ucraina è di appena 300 euro l'anno e la crisi economica ha portato un'ondata di disoccupazione e un aumento dei prezzi che, specialmente per alimentari e vestiti, sono in linea con quelli dell'Europa occidentale per colpa di un'inflazione al 20 per cento, e così le proposte di turisti e uomini d'affari risultano quantomeno allettanti.
E così le ragazze di Femen, che temono il fenomeno aumenti con l’avvicinarsi degli Europei di calcio nel 2012, girano per le strade e intercettano i turisti. «Riconoscerli - raccontano - è facile. Dal taglio del viso, da come vestono». Anche perché spiegano che in Ucraina la prostituzione è illegale, mentre molta gente si rivolge a siti internet che promuovono «accompagnatrici» o alle ragazze che frequentano le discoteche. E così, sfilando anche solo con la biancheria addosso e con banconote che escono dai reggiseni («altrimenti nessuno ci baderebbe»), fermano anche i turisti italiani. Che ovviamente garantiscono di essere lì per un viaggio d'affari.
«Generalmente tutti hanno reazioni amichevoli», spiegano. In fondo, il loro obiettivo non sono i turisti, quanto la politica ucraina, che «ha catapultato il Paese nel fango. Ora dobbiamo spronare la gente a rialzarsi e ripartire».
Perché ciò che turba i membri di Femen non è tanto la scelta delle ragazze in sé, quanto le condizioni in cui versa il loro Paese: «Non è che siamo un'organizzazione femminista - spiegano -. Certo, certi atteggiamenti sciovinisti non ci piacciono, ma il nostro obiettivo è anche scuotere le coscienze delle persone, perché l'Ucraina possa ripartire».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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