Unioni civili, la legge che non piace nemmeno a chi la voleva

Dal Pd ai Cinquestelle, passando per la comunità lgbt, sono tutti scontenti

Unioni civili, la legge che non piace nemmeno a chi la voleva

Il giorno dopo l'approvazione in Senato della legge sulle unioni civili si tirano le somme. Al netto delle posizione del mondo cattolico e delle opposizioni di centrodestra, la legge non piace soprattutto a sinistra e alla comunità Lgbt. Non piace nemmeno alla senatrice Pd Monica Cirinnà che si sarebbe voluta intestare questa legge come una sua vittoria. "Sono contenta? Così così, - dice ospite della trasmissione 'Agora' -volevamo arrivare ad un punto preciso, sono delusa dal buco culturale e politico in Italia: ognuno deve saper parlare meglio di diritti".

Una legge che scontenta anche il movimento Lgbt che ha annunciato per il 5 marzo prossimo "una grande manifestazione di protesta contro le scelte del Governo e del Parlamento" a Piazza del Popolo a Roma. "Ponzio Pilato non sarebbe riuscito a fare di meglio" è l'amaro commento. Ma è dentro il Pd che i malumori pesano come macigni con la deputata Michela Marzano che minaccia di lasciare il partito se la stepchild non dovesse passare con la riforma sulle adozioni e con il senatore Luigi Manconi che ieri ha votato contro questo provvedimento. "La dignità della persona non può essere parziale" ha spiegato oggi il senatore sull'Huffington Post. "Non ho partecipato al voto di fiducia sul disegno di legge in materia di unioni civili perché ho ritenuto e ritengo che quella normativa non risponda alla domanda di pari diritti e di pari dignità espressa dalle persone omosessuali", si legge nel suo articolo.

Il costituzionalista Stefano Rodotà, da sempre difensore dei diritti civili, intervistato dal Fatto Quotidiano, dice che si tratta di un primo passo ma "purtroppo gli interventi sono stati tutti finalizzati a segnare il massimo di distanza possibile tra le unioni civili e il matrimonio" e la legge è"in assoluta controtendenza con la Carta europea dei diritti fondamentali che ha modificato la Convenzione europea cancellando la diversità di sesso per tutte le forme di organizzazione familiare". Ieri l'aveva definita "una nuova testimonianza di una arretratezza di fondo che, anche quando si fanno sforzi significativi, non si riesce davvero a superare".

Ovvio e naturale il disappunto di chi, anche se all'opposizione, questa legge l'avrebbe votata se avesse avuto la stepchild adoption. In Senato risuonano ancora le parole del grillino Alberto Airola, che più di tutti aveva collaborato con la Cirinnà verso la quale non porta rancore. "Lei ha già la sua croce: il suo nome sarà sulla legge di Alfano e Schifani", aveva detto concludendo il suo discorso dicendo:"State approvando una schifezza, andare a fan..". Il deputato Pippo Civati, fondatore del movimento Possibile, l'ha definita"la peggiore legge d'Europa, un dibattito che in altri paesi è stato fatto (meglio), una dozzina di anni fa.

L'Italia è ultima, ecco cosa c'è di epocale", mentre la senatrice ex Cinquestelle, Laura Bignami, ieri, nel corso delle dichiarazioni di voto, aveva provocato i suoi colleghi dicendo:"Questo Senato non serve più a nulla, presenterò le mie dimissioni e sfido gli altri senatori a fare altrettanto come segnale di cambiamento".

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