Valore primo

Ora: se il Presidente della Camera non può neanche più dire che «Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso», se cioè non può dire questa ovvietà senza scatenare delle reazioni, beh, non si scappa: il problema sono le reazioni. Dire che sia «il peggiore attacco laicista della storia repubblicana», come ha fatto Luca Volontè dell’Udc, citando i «totalitarismi neri del ’900», è da casa di cura: non ci sono altre parole da dire, e comunque nessuno le ha dette.
Io non commento le reazioni della Chiesa: in Parlamento e nella Costituzione la Chiesa non c’è. Ma, in Parlamento, il Pdl c’è: e vedere quanti hanno taciuto imbarazzati, mentre a difendere Fini era persino l’Italia dei valori, era da vergognarsi. L’amico Lupi, di Fini, ha detto: «Non capisco la sua preoccupazione».
Gli spiego le mie. La prima: in Italia, su certi temi, non si può neanche più dire ovvietà. La seconda: c’è un drappello di parlamentari cattolici, da noi, che vuole fare delle leggi che piacciono molto a loro, piacciono molto alla Chiesa ma piacciono molto meno alla maggioranza degli italiani: e posso ricoprirvi di sondaggi a proposito.

Potete legiferare sulla «base valoriale» che volete, egregio Lupi: la differenza tra voi e me, tra voi e la maggioranza di noi, non è una diversa base valoriale, ma l’incrollabile consapevolezza che la democrazia viene prima.

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