Messa in latino, cala la scure del Vaticano?

Aumentano le voci di un nuovo documento del dicastero per il culto divino destinato a vietare del tutto le celebrazioni secondo l'antica liturgia

Foto tratta dal sito institute-christ-king.org
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Sono giorni di grande preoccupazione nel mondo cattolico più legato alla tradizione. Quei fedeli che hanno trovato piena accoglienza o che hanno iniziato ad amare la cosiddetta messa in latino dopo la liberalizzazione voluta da Benedetto XVI nel 2007 con la Summorum Pontificum hanno letto con inquietudine un'indiscrezione pubblicata dal blog internazionale Rorate Coeli. Secondo il sito, infatti, la Santa Sede sarebbe in procinto di emanare un nuovo documento destinato a sopprimere del tutto le celebrazioni in quella che Joseph Ratzinger ha definito la forma straordinario dell'unico rito romano.

I rumors

I rumors danno conto di “voci serie, pesanti e persistenti” provenienti da fonti “molto attendibili” e vicine al cardinale Arthur Roche, prefetto del dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti in base a cui sarebbe in lavorazione un nuovo documento pronto a vietare "in modo rigoroso, radicale e definitivo” le celebrazioni in Vetus Ordo. C'è già una data ipotizzata per l'uscita di quest'ennesima stretta: il 16 luglio. Non si tratta di una data casuale perché nello stesso giorno, tre anni fa, venne promulgato il motu proprio Traditionis custodes che abrogò di fatto la liberalizzazione concessa da Benedetto XVI spezzando il cuore, secondo la formula utilizzata in un'intervista dal suo segretario monsignor Georg Gänswein, all'anziano Papa all'epoca ancora in vita.

L'applicazione

Nonostante Traditionis custodes concedesse ai vescovi il compito di vigilare sulle celebrazioni secondo il Messale Romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962, in questi anni la Santa Sede sembra non essersi accontentata dell'applicazione del provvedimento. Così, nel febbraio del 2023, c'era stata un'ulteriore stretta con un rescriptum firmato dal cardinale Roche che, ribaltando il principio di base dietro a Traditionis custodes, ridimensionava il ruolo dei vescovi diocesani accentrando più potere decisionale al dicastero da lui guidato. Le voci insistenti su un divieto ancora più estensivo sembrano suggerire un'insoddisfazione da parte della Santa Sede per i risultati dell'applicazione di questi due provvedimenti. Di recente un liturgista influente come Andrea Grillo, rilasciando un'intervista al blog Messainlatino.it, ha spiegato le ragioni di chi è contrario a permettere che nella Chiesa ci sia spazio per chi è legato alla liturgia antica. Per il professore del Pontificio Ateneo S. Anselmo "il discepolato di Cristo non è la adesione ad un club della alta società né una associazione per parlare una lingua strana o per identificarsi nel passato, coltivando ideali reazionari" e "siccome la Chiesa e la fede sono una cosa seria, non possono essere ridotte alla associazione di chi coltiva la nostalgia del passato".

Fedeli e preti in aumento

Le immagini della messa di Pentecoste del pellegrinaggio di oltre 100km partito dalla chiesa di Saint-Suplice di Parigi fino alla cattedrale di Notre-Dame de Chartres hanno impressionato molti. Migliaia di fedeli, presumibilmente 18mila, hanno partecipato all'appuntamento caro al mondo della tradizione cattolica. Anche in Italia la messa solenne della domenica nella parrocchia della Trinità dei Pellegrini, dove si celebra secondo il messale del 1962, continua a registrare un'altissima partecipazione ed un'età media di fedeli molto bassa. Dal Regno Unito agli Stati Uniti, non c'è dubbio che - nonostante le restrizioni - le comunità cosiddette tradizionaliste vivano un momento florido. La grande partecipazione giovanile alle messe in latino è un indizio che la predilezione di questo tipo di liturgia non è una scelta ideologica contro il Concilio Vaticano II e i sacerdoti che celebrano secondo la forma straordinaria non hanno problemi a celebrare anche nella forma ordinaria.

Considerazioni che però non convincono chi crede che la sopravvivenza dell'antica liturgia possa generare confusione e divisione nella Chiesa. Un eventuale nuovo documento del dicastero per il culto divino destinato a vietare per sempre questo tipo di celebrazioni potrà avere davvero un effetto benefico per la comunione ecclesiale?

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