Se il Papa sconfessa i nemici dei cardinali dei dubia

La conseguenza inaspettata dell'iniziativa: Francesco riconosce che dietro ai quesiti c'è "bisogno di partecipazione". Ma manca la risposta alla versione riformulata

Se il Papa sconfessa i nemici dei cardinali dei dubia

La pubblicazione dei dubia ha acceso i riflettori mediatici sul Sinodo che si è aperto questa settimana ed ha generato anche sorprese inaspettate. In generale, l'avvio dei lavori di questa XVI Assemblea sembra non aver scaldato i cuori dei fedeli. Mercoledì mattina, alla messa inaugurale, erano tanti gli spazi vuoti in piazza san Pietro. Alcuni padri sinodali non ostili all'evento ammettono, in via confidenziale, che il problema principale è da individuare proprio nella difficile comprensione del tema sinodalità da parte del popolo di Dio. A ciò si aggiunge anche quel "digiuno della parola pubblica" che Francesco, in apertura, ha chiesto ai partecipanti e che ha costretto i giornalisti ad accontentarsi soltanto delle spiegazioni dei complessi meccanismi che regolano l'attività dei gruppi di lavoro fornite dalla comunicazione vaticana.

Cosa emerge dai dubia

L'uscita dei dubia, in un certo senso, ha avuto l'effetto di semplificare la comunicazione su alcuni temi legati al Sinodo, riproponendo il solito schema conservatori/progressisti che l'opinione pubblica tende a comprendere più facilmente. Il lettore ha preso atto che cinque cardinali, Walter Brandmüller, Raymond Burke, Juan Sandoval Íñiguez, Robert Sarah e Joseph Zen, ritengono inammissibile una reintepretazione della dottrina cattolica sulla base dei cambiamenti culturali e dicono 'no' alla benedizione delle coppie omosessuali, alle donne prete, all'assoluzione per i penitenti che non rinunciano al proposito di commettere lo stesso peccato, all'assegnazione di poteri di governo alle assemblee sinodali. Dall'altro lato, con la pubblicazione delle risposte alla prima versione dei dubia, il lettore ha potuto appurare che il Papa non intende accogliere apertamente le istanze biasimate dai cinque firmatari, ma manifesta una linea aperturista nei confronti di una discussione su, ad esempio, ordinazione femminile e forme di benedizione ad hoc per le coppie formate da persone omosessuali a patto che non siano fraintendibili coi matrimoni.

La cronologia dei fatti

C'è chi ha presentato l'iniziativa dei cardinali come un attacco al Papa. Un intento smentito dal cardinal Burke che, nelle ultime due dichiarazioni pubbliche, ha respinto questa interpretazione parlando piuttosto di "un aiuto perché egli svolga il proprio grave ufficio in un tempo di grande difficoltà". La decisione di rendere pubblici i quesiti è stata resa nota nella lettera ai fedeli che anche IlGiornale.it ha pubblicato: a spingerli a questa mossa è stata "la gravità della materia (...) specialmente in vista della predetta imminente sessione del Sinodo dei Vescovi" e la mancata risposta alla seconda versione inviata al Papa il 21 agosto.

C'è chi ha parlato di scontro nella Chiesa a seguito dei dubia. Se scontro c'è stato, in realtà, si è giocato sul piano comunicativo: la reazione della Santa Sede alla pubblicazione delle due versioni dei quesiti è stata quella di mettere subito online la risposta papale preceduta da una lettera del 25 settembre del neoprefetto del dicastero per la dottrina della fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, che chiedeva il permesso di citare alcuni passaggi del Papa per rispondere a domande simili indirizzate all'ex Sant'Uffizio. Nel giro di poche ore, quello stesso dicastero ha voluto rendere pubblica una risposta ad altri dubia, quelli scritti dal cardinale ceco Dominik Duka sull'accesso alla comunione dei divorziati e che il porporato aveva fino a quel momento tenuto riservati. Sul piano comunicativo, la Santa Sede ci ha tenuto a far passare il messaggio che il Papa e il suo prefetto per la dottrina della fede non hanno lasciato quesiti senza risposta. In effetti, Francesco questa volta ha risposto alla prima lettera ricevuta da Brandmüller, Burke, Sandoval Íñiguez, Sarah e Zen ma i cardinali volevano una nuova risposta, in termini più giuridici, alla seconda lettera con i quesiti riformulati ed inviati il 21 agosto. Proprio questa mancata risposta li ha portati alla decisione di rendere tutto pubblico.

Date ravvicinate

Nella ricostruzione della cronologia dei fatti, si fa notare l'immediatezza con cui il Papa risponde in sette pagine ai primi quesiti: la replica è datata 11 luglio, il giorno successivo alla sua ricezione. Francesco si rivolge solamente ai cardinali Brandmüller e Burke che ricevono materialmente la lettera il 13 luglio. A quanto risulta a IlGiornale.it, contrariamente a quanto ipotizzato da qualcuno in questi giorni, già nella lettera del 10 luglio i nomi dei cardinali che sottoponevano i dubia erano cinque e non due. La lettera di presentazione, invece, portava per motivi pratici la sola firma di Brandmüller e Burke. Ecco perché, presumibilmente, il Papa ha scelto di indirizzare a loro due la sua risposta.

Reazioni e prospettive

Nel suo intervento al convegno di martedì de La Nuova Bussola Quotidiana, il cardinal Burke ha rivelato che "molti fratelli dell’episcopato e anche del collegio cardinalizio sostengono questa iniziativa, anche se non sono nella lista ufficiale dei firmatari".

Come riporta Sandro Magister, Brandmüller, Burke, Sandoval Íñiguez, Sarah e Zen si dicono "certi che anche lo scomparso cardinale George Pell condivideva questi dubia e sarebbe stato il primo a sottoscriverli”. Prima di morire improvvisamente a seguito di un intervento chirurgico, infatti, il porporato australiano si contraddistinse per l'attivismo nel mettere in guardia da quelli che riteneva i rischi di un Sinodo che aveva definito un "incubo tossico".
È probabile che i dubia di oggi possano trovare una sponda maggiore rispetto a quelli del 2016 nel sacro collegio, sebbene prevalga la precauzione di non esporsi. Così come non è da escludere che ci siano porporati che condividono la preoccupazione per i temi sollevati dai loro cinque confratelli ma non il metodo utilizzato. Rispondendo ai dubia con una lettera articolata, pur non ritenendo di dover replicare ad una seconda richiesta di chiarimenti, Francesco ha legittimato iniziative come questa e in qualche modo ha sconfessato chi presenta come un attacco quello che il Papa stesso ha definito "bisogno di partecipare, di esprimere liberamente il vostro parere e di collaborare".

Intanto, tra alcuni padri sinodali ugualmente contrari ad aperture per le

benedizioni arcobaleno e per le donne prete trapela in questi primi giorni di lavoro un certo ottimismo, superiore alle aspettative, sul fatto che non sarà questo Sinodo ad arrivare a determinate conclusioni.

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