"Tanta saggezza". Questo l'anomalo augurio del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin al presidente eletto Donald Trump, accompagnato dalla sottolineatura delle differenze con la Santa Sede sulle politiche migratorie. Parole che manifestano la freddezza con cui in Vaticano è stata accolta la notizia della rielezione del tycoon sebbene il Papa avesse bocciato anche la sua rivale Kamala Harris per le sue posizioni pro-choice sull'aborto. Per Bergoglio, infatti, "ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini". Il Pontefice aveva invitato gli americani a scegliere il male minore.
Il precedente
La reazione poco entusiasta della Santa Sede non sorprende alla luce di quanto accaduto nel 2020, alla fine del primo mandato presidenziale di Trump. Tra Vaticano e Washington si consumò un vero e proprio incidente diplomatico quando l'allora Segretario di Stato Usa Mike Pompeo criticò l'Accordo Provvisorio sulle nomine dei vescovi e chiese alla Santa Sede di non rinnovarlo. Nel corso di una sua successiva visita a Roma, Pompeo non fu ricevuto dal Papa. Parolin sostenne che la mancata udienza si doveva all'imminenza delle elezioni. Sempre in quel frangente si registrò un'altra crisi tra l'amministrazione Trump e la Segreteria di Stato coi commenti stizziti di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che parlò apertamente di possibile strumentalizzazione politica in vista delle elezioni americane dietro la richiesta di udienza papale a Pompeo e poi criticò un simposio sulla libertà religiosa organizzato dall'ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede.
La Cina
Al termine del colloquio del 2020 tra Pompeo e Parolin, una nota riportò la distanza tra le posizioni delle due parti. La Santa Sede, infatti, non ha accolto l'invito dell'allora Segretario di Stato Usa tant'è che l'Accordo sui vescovi con la Cina è stato di volta in volta rinnovato. Lo scorso ottobre c'è stato il terzo rinnovo, anticipato in alcune dichiarazioni dal Papa. L'Accordo è sicuramente poco gradito al cattolicesimo statunitense più influente che in questi anni Francesco ha tenuto fuori dal Sacro Collegio, preferendo creare cardinali quei vescovi americani espressione della minoranza liberal e spesso critici con Trump.
Migranti
Oltre alla Cina, il dossier più caldo nelle relazioni tra Vaticano e Washington è quello sui migranti. Trump ha promesso una stretta sull'immigrazione clandestina una volta ritornato alla Casa Bianca. La Santa Sede ha già fatto sapere di non apprezzare questo programma. Parolin ha rivendicato che la posizione del Papa sui migranti "è molto chiara" e che la Santa Sede è favorevole ad una "politica saggia" sui migranti che "non arrivi a questi estremi". L'estremo, secondo Parolin, è quella che è stata definita la più grande deportazione di massa di immigrati illegali promessa da Trump in campagna elettorale. Mentre il Segretario di Stato ci ha tenuto a ricordare l'esistenza di punti di distanza con il presidente eletto - cosa che accade di rado da parte della diplomazia vaticana - il presidente dei vescovi americani ha evitato qualsiasi possibile polemica nel suo commento post-elettorale.
Monsignor Timothy Broglio, infatti, ha dichiarato che "come vescovi siamo pronti a lavorare con tutti i rappresentanti politici eletti con l'obiettivo di perseguire il bene comune" ed ha aggiunto di pregare "affinché il neoeletto presidente Trump e tutti i leader politici possano agire nel rispetto delle responsabilità loro affidate per servire il paese e i cittadini".
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