Prima donna asiatica e prima scrittrice sudcoreana a ricevere il premio, diciottesima donna in assoluto: ad Han (cognome) Kang (nome proprio), classe 1970, compirà 54 anni il 27 novembre, è andato ieri il Nobel per la Letteratura. «Nella sua opera», si legge nella motivazione dell'Accademia reale svedese, «Han Kang affronta traumi storici e insiemi invisibili di regole e, in ciascuna delle sue opere, espone la fragilità della vita umana. Ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un'innovatrice nella prosa contemporanea». Secondo l'Accademia «l'intensa prosa poetica» della scrittrice pubblicata in Italia da Adelphi e tradotta dalla versione inglese da Milena Zemira Ciccimarra, è ciò che l'ha resa universale.
«Sono davvero sorpresa, onorata e apprezzo molto il vostro supporto»: così Han Kang non appena appresa la notizia del riconoscimento e ha poi aggiunto - nel corso di un'intervista telefonica con il comitato del Nobel - che tutti i libri che ha letto fin dall'infanzia sono stati per lei fonte di ispirazione. La scrittrice ha detto di aver avuto la notizia appena finito di cenare con suo figlio, anch'egli piuttosto «sorpreso» dal conferimento. Nata a Gwangju, è figlia del romanziere Han Seung-Won, anche suo fratello è scrittore, ha esordito nella letteratura con una raccolta poetica nel 1993, è anche una musicista e si occupa di arte visiva. Ha vinto nel 2016 l'International Man Booker Prize per La vegetariana, uno dei primi suoi libri a essere tradotto in inglese e quello che le ha dato fama internazionale, romanzo in cui il corpo di una donna si inserisce in un processo «clorofilliano» per diventare pensiero vegetale e rinunciare a violenza, danno, furia, escludendosi dall'umanità, anche quella a lei vicinissima. La sua ultima opera tradotta e già uscita in Italia alla fine del 2023 è L'ora di greco, mentre il prossimo romanzo, Non dico addio, arriverà in Italia il 5 novembre, sempre per Adelphi.
Favoriti per il Nobel quest'anno erano nomi molto lontani dalla sensibilità autoriale di Han Kang: il romeno Mircea Cartarescu, autore di Solenoide, oppure, come già in altre edizioni, Salman Rushdie, o ancora la scrittrice cinese Can Xue, l'australiano Gerald Murnane, Claudio Magris, Michel Houellebecq, Jamaica Kinkaid o ancora Haruki Murakami. Han Kang tuttavia ha evidentemente incarnato un'inquietudine (pare percepita in misura prevalentemente femminile) borderline tra individuale e collettivo, tra l'annullamento del sé come entità egotica e la distruzione verso cui l'intera umanità si sta dirigendo. Anche per lei, tuttavia, il percorso per arrivare all'affermazione e all'accettazione di questa visione da parte dei lettori come cornice adeguata a incarnare la contemporaneità è stato lungo. La vegetariana, ad esempio, pubblicato in patria nel 2007 e poi tradotto in altri 20 Paesi, provocò nei lettori e nella critica un discreto choc per la trama e per i temi. Le vicende sono quelle di una casalinga, Yeong-hye, con una quotidianità seriale che, tormentata da incubi violenti e pieni di sangue, decide di diventare vegetariana. Lo squilibrio che ne consegue è descritto dalle persone a lei vicine: il marito vive questa scelta come una degenerazione del rapporto di potere, una ribellione alla sua autorità e tenta una repressione violenta; il cognato è invece morbosamente attratto da quel corpo trasformato e prosciugato e coinvolge la donna in filmati di videoarte estrema. Attraverso queste e altre voci la narrazione si trasforma in una trasparenza esistenziale, in un annullamento vegetale, appunto, ispirato, pare, da un verso del poeta coreano Yi Sang che ossessiona Han Kang dai tempi dell'università: «Sarebbe meglio se gli umani fossero vegetali». Il romanzo è diventato quest'anno una produzione teatrale firmata da Daria Deflorian, che ne ha curato regia e adattamento insieme a Francesca Marciano e che, dopo il debutto in prima nazionale al Teatro Arena del Sole di Bologna per ERT dal 25 al 27 ottobre, verrà presentato al Romaeuropa Festival dal 29 ottobre e poi sarà in tournée fino a febbraio, quando arriverà in Francia.
Nel 2017 è uscito in Italia Atti umani, dialogo tra i vivi e i morti ambientato nella sanguinosa rivolta popolare contro il regime del presidente Chun Doo-hwan, avvenuta nella Corea del Sud nel 1980 proprio a Gwangju, sesta città della Corea del Sud, dove Han Kang è nata, mentre del 2023 è la traduzione italiana di L'ora di greco, in cui ritroviamo una donna in annullamento rispetto al mondo. Stavolta è attraverso il linguaggio che avviene lo sprofondo: non riesce più a parlare - mentre il suo insegnante di greco antico si avvia alla cecità - e proverà a sentire il mondo con il tatto e con il dolore, sentimento in cui riecheggiano le pagine de La vegetariana.
Torna, a specchio, il tema del massacro in Non dico addio, romanzo da noi di prossima uscita appunto - in Francia, dove è apparso nel 2021, ha già ricevuto il Prix Médicis Etranger 2023 e il Prix Émile Guimet 2024 - sua ottava prova.
La protagonista, Gyeong-ha, deve assolutamente raggiungere la casa dell'amico Inseon e salvare un pappagallino sull'isola di Jeju. La sua storia si intreccia con quella di uno degli eccidi più terribili avvenuti in Corea tra la fine del 1948 e i primi mesi del 1949 ai danni di trentamila civili accusati di essere comunisti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.