Roma - "E' un documento politico che va accolto positivamente. Ho contribuito a fondare il Pd e ci tengo che sia forte perché solo un Pd forte può costruire alleanze per l’alternativa. La cosa peggiore è che non si vedano le difficoltà perché così si accrescono". Così Walter Veltroni spiega lo spirito del documento in cui si chiede un ritorno allo spirito originario del partito. Poi, però, filosofeggia sul suo futuro in politica e il ruolo che avrà all'interno del Pd: "Sono dentro e fuori dal Pd, sono convinto che una tavolozza a più colori sia più simile alla realtà"
Il documento politico di Veltroni Veltroni spiega che "non c’è fretta" per diffondere il documento che rilancia lo spirito del primo Pd così come "non c’è nulla di polemico nè di quelle cose che si sono viste nel passato". "E' un documento politico - afferma l’ex leader Pd - che esprime una posizione come altre espresse in queste settimane con interviste, documenti e dichiarazioni. Un partito è un partito con unità operativa e per fortuna tante culture e punti di vista". "In un momento così difficile per il paese - sostiene Veltroni - è utile ragionare con spirito costruttivo sulle difficoltà del Pd per fare un partito più forte". Il documento "è la riconferma dello spirito politico e culturale che stava alla nascita del Pd e che per me e altri è giusto riproporre". Una posizione che, evidenzia l’ex segretario, "è stata espressa da molti" nel coordinamento del partito.
Veltroni prova a rilanciare il Pd "Ho registrato ingiustizie e vigliaccherie. Fossi stato più giovane ne avrei sofferto" ma "ultimamente ho girato l’Italia per partecipare alle feste del Pd e ho misurato un affetto più grande di prima. Rivedere i luoghi della mia campagna elettorale e ripensare a quelle piazze piene, a quella passione, fa male. Ma so di essere arrivato fin dove era possibile arrivare, di aver conquistato il risultato migliore della storia del riformismo italiano e di averlo fatto nel momento più difficile, dopo l’esperienza dell'Unione e delle sue intollerabili divisioni". In un’intervista a Gioia, Veltroni ripercorre i momenti dell’addio al partito, rivendica l’esito del voto del 2008 e spiega di sentirsi "dentro e fuori" il Pd "perchè io sono così, sono rimasto così, e continuo a essere convinto che una tavolozza a più colori sia più simile alla realtà della vita delle persone. Quello che intendo fare, e lo farò, è tenere viva l’idea del Pd così com’è nato. Senza richiedere ruoli". L’ex leader Pd non è oggi tra quanti auspicano di andare presto alle urne: "Bisogna affrontare l’emergenza economica, cambiare la legge elettorale, far decantare la situazione, creare le condizioni per un confronto tra due schieramenti alternativi civili. E, tra un anno, andare al voto".
Franceschini non firma il documento Dopo due lunghi colloqui con Fioroni e con Veltroni, il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, ha deciso che non firmerà il documento e non lo faranno neanche i parlamentari a lui più vicini, come spiega Antonello Giacomelli. "Il documento è un errore. E' un errore farlo - osserva Giacomelli - al di là dei contenuti su cui si può anche aprire una discussione. Ma è un errore per le modalità che possono avere l’effetto di dividere quando non ce n’è affatto bisogno. Noi non lo firmi"amo".
Chiedo ai promotori di fare un riflessione, di aspettare la prossima settimana quando ci sarà l’assemblea di Area democratica e in quella sede discutere serenamente cosa fare. Fare iniziative a prescindere quando tutte le forze dovrebbero essere concentrate sul rilancio del partito e avviare una sorta di semi-conta, lo ribadisco, è un errore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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