«Una mattina mi son svegliato... ». Nichi conosce il suo popolo. Sa che questo è l’ingrediente retorico di cui ha bisogno. L’orazione dura da diversi minuti. La platea, laggiù, ai suoi piedi, è calda. Serve un attimo di magia. Nichi intona il canto della Resistenza, gioca con il passato, ci mette sopra un tocco di identità pugliese, arrangiando la voce con il sound della taranta. «O bella ciao, o bella ciao, o bella ciao, ciao, ciao». Qui, in questa scena finale,c’è tutto il senso del vendolismo. È questo mix di retorica, nostalgia, fede, popolo della Fiom, cattolicesimo, comunismo, ecologismo, glocalismo no global, zapaterismo molto più intelligente, berlusconismo antiberlusconiano, meridionalismo cinematografico, monachesimo laico, Sud Sound System, tammurriata nera, una spruzzata di obamismo e il vecchio caro hard core marxista e la fede atavica sulla fine del capitalismo.
Si è appena chiuso il congresso di Sinistra, ecologia e libertà. Vendola è stato eletto per acclamazione presidente. Il discorso conclusivo è durato un’ora e 22 minuti. Il nuovo leader della sinistra extraparlamentare, nel senso che alle ultime elezioni è rimasta a secco, evoca lo sciopero generale, si inginocchia davanti al pensiero di Aldo Moro, si erge a santo patrono dei precari, accusa il Pd di subire l’estetica del naufragio, piange per la cultura depredata da Tremonti e sogna un’Italia dei migliori. Poi conclude: «Buon lavoro, auguri a tutti voi, auguri a tutti noi!». È qui che parte Bella Ciao . Vendola ti inganna. Vendola è uno che sa raccontarsi. Vendola è un romanzo, un’autobiografia, una parabola, un personaggio che lui stesso si è costruito e raccontato, un vestito nuovo per idee che puzzano di Novecento. Vendola è un predicatore, un venditore di vangeli. È affabile, ieratico, timido, e comincia a muoversi come se fosse in odore di santità. E questa è la sua forza.
La sinistra che non si è mai rassegnata al tramonto del marxismo aveva bisogno di qualcuno che ne incarnasse tutti i dogmi, ma non le apparenze. Nichi in questo è perfetto. Se Veltroni sogna un Papa straniero, lui è il pontefice autoctono della fede rossa. Il suo segreto è che l’anima è antica, e si porta a spasso tutto il furore monastico dei monaci anticapitalisti, i filosofi antimercato, gli utopisti che in nome dell’eguaglianza riducono l’umanità a una massa senza volto, ma per mettersi sul mercato usa i trucchi dei protagonisti dei reality show. Qualche tempo fa un dirigente del Pd, durante una cena, disse che con Vendola premier lui sarebbe scappato all’estero. Stupore. Ma è così pericoloso? La risposta fu spiazzante. «Vendola è un cattocomunista berlusconiano ». Berlusconiano? «Sì, il suo modo di fare politica è berlusconiano. Il Cavaliere si è raccontato attraverso le televisioni. Nichi oltre alla televisione usa il network di scrittori, intellettuali, registi, attori, musicisti che si sentono un’aristocrazia umana e culturale.
Quando Vendola parla di un’Italia migliore pensa a questo. Lui divide il mondo in angeli e demoni. Magari prova pietà per questi ultimi, ma se non si convertono sono dannati. È per questo che scappo. Non ho alcuna intenzione di convertirmi al vendolismo». La verità è che Vendola bisogna ascoltarlo. Quando andò agli stati generali delle fabbriche chiamò il suo discorso così: «Le lanterne che illuminano gli angoli bui dell’esistente ». Il senso delle sue parole è tutto in una frase: «Non c’è buona politica che possa prescindere da un discorso sul buio e sulla luce». Cosa vuol dire? Questo. Vendola come Bondi scrive poesie, ma lui ha studiato con Dario Bellezza. È il dna culturale che fa la differenza. E Bondi lo ha tradito. Vendola no. Su quel dna ci ha costruito un personaggio, lo ha definito, raccontato, messo in scena, regalato alle masse come eroe televisivo dell’antitelevisione. Quando dice che la sinistra ha bisogno di narrazione è questo che intende. È l’antieroe di un mondo dove l’immagine è tutto. È un antiberlusconiano che studia Berlusconi. È un paradosso, ma funziona.
Sentitelo: «Berlusconi a quest’Italia così spaventata, regredita, ferita offre sogni e paure. I sogni dell’ Isola dei Famosi e le paure dell’immigrato. Un mix straordinario. Lo abbiamo demonizzato e non ci siamo accorti che il berlusconismo tracimava nei nostri accampamenti. Noi con Berlusconi ci siamo comportati come i liberali all’inizio del fascismo, schifiltosi nei confronti di quella maschia rudezza da suburbio sottoproletario». Vendola vuole ridare al suo popolo un’estetica, più che un’etica, in cui credere. Bella Ciao è appunto un’operazione di marketing. E non fa nulla se due anni fa a Sabelli Fioretti che lo intervistava spiegava cosa vuol dire oggi essere comunista rinnegando ogni nostalgismo: «Evitare qualunque feticcio politico.
Una visione feticistica della politica è quanto di meno comunista ci possa essere. Mummie, naftalina, asfissia, gulag». Ma ora la sinistra ha bisogno di un Papa. E Vendola le vende esattamente quello che vuole: il comunismo nell’era del Grande Fratello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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