Sanaa - E' un altro venerdì della collera quello che vive il mondo arabo, con migliaia di persone in piazza contro i rispettivi governi in Bahrain, Arabia Saudita e Yemen. E proprio a Sanaa, capitale dello Yemen, assume le dimensioni di un’autentica strage il bilancio delle vittime della repressione della manifestazione contro il presidente Ali Abdallah Saleh. Secondo fonti mediche le vittime del fuoco di militari e forze dell’ordine è di almeno quaranta morti, mentre i feriti sarebbero oltre un centonaio.
La ricostruzione dei fatti Secondo i testimoni, ad aprire il fuoco insieme alle forze dell’ordine sarebbero stati i partigiani del regime. "La maggior parte dei feriti sono stati colpiti alla testa, al collo e al petto", ha detto un medico lasciando capire che chi ha sparato lo ha fatto per uccidere. Anche la polizia, in ogni caso, oltre a sparare lacrimogeni ha usato pallottole vere. Il presidente Ali Abdullah Saleh ha imposto lo stato d’emergenza in tutto il Paese dopo la strage. Saleh, da 32 anni al potere, si è però dissociato dagli spari degli agenti e di suoi miliziani che hanno aperto il fuoco sulla folla e ha definito le vittime "martiri della democrazia". In precedenza il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva chiesto nuovamente "la fine delle violenze" e "l’avvio di negoziati per raggiungere una soluzione politica".
Proteste e scontri anche in Siria Sarebbe di almeno un morto e decine feriti il bilancio provvisorio degli scontri avvenuti oggi in Siria, secondo i social network e fonti locali, tra forze di sicurezza e manifestanti anti regime a Daraa, cittadina a sud di Damasco al confine con la Giordania.
Su Twitter ma anche su Facebook e su alcuni siti dei dissidenti siriani rimbalzano notizie e testimonianze di "violenti scontri tra agenti anti terrorismo siriani e dimostranti". Secondo testimoni oculari citati dal sito di monitoraggio Rassd, che trasmette anche su Twitter, a Daraa ci sarebbe un morto e decine di feriti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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