«A Venezia pittura e scultura aprono le porte alla verità»

Dopo aver portato Botero, Mitoraj e Valdés in Italia il gallerista Stefano Contini racconta la sua filosofia

Onofrio Lopez

«Nell'opera è in opera l'evento della verità». Il filosofo tedesco Martin Heidegger nel 1935 aveva già colto come l'opera d'arte non si risolva in una pura esperienza estetica, in un giudizio soggettivo. Per il più grande pensatore del XX Secolo essa è una rivelazione, in quanto apre, struttura e rivela un mondo autonomo di significati. E in questa rivelazione si può cogliere anche un'essenza di verità se per verità intendiamo la tendenza a nascondersi di ciò che, circondandoci, riteniamo palese, manifesto.

E proprio questa riflessione ha ispirato buona parte del lavoro di Massimo Cacciari, per anni docente di estetica alla facoltà di Architettura di Venezia. L'arte, secondo Cacciari, è una sorta di continuo riflettersi nell'altro da sé, la tragedia che si rispecchia nella commedia. E forse queste elaborazioni non sarebbero state possibili se la meditazione non avesse avuto luogo in una città come Venezia che racchiude in sé tutte le contraddizioni dell'arte e che è fonte di ispirazione per tutti coloro che si occupano di pittura e scultura per professione.

«Ho scelto Venezia perché è una delle poche città in Italia con un respiro internazionale e perché consente un contatto diretto tra le persone e le cose», spiega Stefano Contini, titolare delle omonime gallerie d'arte, aggiungendo che la stessa vocazione turistica del capoluogo veneto è propedeutica alla sua professione. «Qui si viene liberi dai pensieri e si è più in grado di apprezzare l'opera d'arte in quanto tale».

Contini è un mercante d'arte internazionale che rappresenta in Italia giganti contemporanei come Fernando Botero, Igor Mitoraj, Julio Larraz, Giuseppe Cesetti e Manolo Valdés. E proprio oggi a Venezia si inaugura nella galleria una mostra dell'artista spagnolo. «Ci sono 54 opere in esposizione di cui quattro sculture monumentali che saranno installate sul terrazzo dell'Hotel Europa Regina con vista sul Canal Grande, una sull'isola di San Servolo e due nel giardino dell'Hotel Cipriani alla Giudecca». Altrettanto prestigiosa è l'installazione del Dedalo di Igor Mitoraj (rappresentato in Italia da Contini dal 1995 fino alla morte nel 2014) all'ingresso del sito archeologico di Pompei, ricordo della mostra organizzata l'anno scorso in collaborazione con il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, con la Fondazione Terzo Pilastro e inaugurata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le statue di Mitoraj furono posizionate nel Foro di Pompei, lungo via dell'Abbondanza, nel giardino delle Terme Stabiane e nella grande area aperta alle spalle del Teatro Grande al Quadriportico dei Teatri. Oltre a Dedalo furono esposti capolavori come Ikaria, quella che Mitoraj ha immaginato come la sorella di Icaro, e il Centurione.

Ma cosa sarebbe questo fermento senza la Biennale? «La Biennale è un dono di cui i veneziani e noi italiani godiamo, ma soprattutto è uno stimolo al dialogo con i grandi artisti», spiega Contini. Non bisogna trascurare, tuttavia, come il rinnovato entusiasmo per l'arte e, soprattutto, per quella contemporanea sia stato in qualche misura facilitato dalla recente crisi finanziaria che ha spostato la liquidità verso forme di investimento alternative. «L'arte sta vivendo un momento aureo - sottolinea Contini - perché ci si avvicina maggiormente a questo settore visto che asset class considerate sicure hanno tradito le certezze». La cultura come bene rifugio? «No, è soprattutto godimento»

Quello con Valdés non è l'unico appuntamento «attualmente curato da Contini: fino al 23 luglio presso La Fondazione Bevilacqua La Masa in Piazza San Marco si terrà la personale di Enzo Fiore, un percorso nel tempo

della natura tra pittura e scultura. Un altro modo, come diceva Heidegger, di leggere l'opera come l'unione di materia e forma, come un momento estremamente creativo che sfugge di per sé alla riproducibilità della tecnica.

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