da Washington
Hugo Chavez ha i pieni poteri e ne avrà domani altri. L’ecuadoregno Rafael Correa, suo amico ed emulo, non li ha ma li vuole. Il presidente del Venezuela vuole anche missili e aerei senza pilota. La Russia glieli sta già fornendo ma lui dice che non è vero, che chi li sviluppa assieme a lui è l’Iran. Una «congiuntura» curiosa ma anche allarmante, che conferma e accentua la sbandata in corso da anni nell’America Latina in senso antiamericano e antidemocratico. Negli ultimi anni le elezioni sudamericane sono state vinte, spesso anche se non sempre, dai candidati e dai partiti della sinistra, soprattutto estrema e Chavez, grande ammiratore di Castro, è in pratica subentrato a Fidel come leader radicale continentale, suscitando fra l’altro emulazioni. Soprattutto nella richiesta di pieni poteri. L’uomo forte di Caracas ne aveva già ricevuti un bel pacco da un Parlamento docile in cui i suoi sostenitori sono in maggioranza. Subito dopo la sua rielezione aveva ricevuto carta bianca per la gestione di una «riforma costituzionale» su misura per lui.
Non gli bastava e adesso ha chiesto il diritto a governare per decreto anche l’economia e la Difesa. Anzi, non ha avuto nemmeno bisogno di chiederlo: la Camera glielo ha offerto spontaneamente. Il voto formale dovrebbe venire domani, ma già ieri il Parlamento ha detto preventivamente di sì. Si è in pratica autoespropriato per un anno e mezzo. Nei prossimi diciotto mesi farà tutto Chavez in due settori fondamentali: in campo economico si accelererà il ritmo delle statalizzazioni, delle nazionalizzazioni, degli espropri delle ditte straniere. Vale a dire essenzialmente del petrolio. I proventi serviranno anche ad ampliare e ad accelerare un ambizioso progetto di riarmo che fin d’ora appare sproporzionato alle dimensioni strategiche del Paese.
Caracas ha già firmato un accordo di 3 miliardi di dollari con la Russia per la vendita di armi dei più svariati livelli: aerei da combattimento (24), elicotteri (53), kalashnikov (100mila). Ed è solo l’inizio. Un’agenzia russa specializzata in questioni militari ha rivelato ieri che sono in corso negoziati per la fornitura di missili terra-aria del tipo Tor-M1: un «sistema» di otto missili montati su rampe mobili in grado di «identificare» fino a 48 obiettivi e colpirne simultaneamente due fino ad un’altitudine di 6mila metri. Caracas smentisce ma contemporaneamente riafferma la propria volontà di sviluppare vari sistemi di armi in stretta collaborazione con l’Iran, che ha appena ricevuto dai russi 29 esemplari del Tor-M1, suscitando dure proteste di Washington.
Il governo venezuelano ha inoltre annunciato di stare studiando, sempre in collaborazione con Teheran, la costruzione di aerei senza pilota. La firma è prossima, conferma il generale Raul Baduel, ministro della Difesa, come «paragrafo» di un più vasto accordo di collaborazione militare fra Chavez e il collega Ahmadinejad, che due settimane fa ha visitato Caracas. Gli apparecchi sono del tipo Uav in dotazione all’Aeronautica Usa, che se ne serve in Irak, in Afghanistan e probabilmente anche nei sorvoli dell’Iran. La comune inimicizia è il cemento della improbabile alleanza.
È probabile che entrino a farne parte altri Paesi sudamericani. Forse la Bolivia, più probabilmente l’Ecuador, il cui nuovo presidente segue in modo pedissequo le iniziative di Chavez. Anche Correa vuole i pieni poteri, ma a differenza del suo modello non dispone di una maggioranza parlamentare disposta a concederglieli.
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