Un intreccio di scale mobili, passerelle veloci, piani che si intersecano. Il nuovo aeroporto di Istanbul è grandioso, immenso, ultra tecnologico. Un fiore all'occhiello dell'efficienza della presidenza Erdogan. Pronto a diventare un hub che potrebbe fare concorrenza persino a quello di Dubai. È un vero labirinto che stupisce ed è diventato un po' il simbolo della consacrazione della Turchia a grande potenza nello scacchiere medio-orientale e internazionale. Usciti dal suo dedalo infinito si può prendere un taxi e in 40 minuti si è in città. Nel quartiere all'europea di Besiktas si susseguono per le strade caffè, palazzi che potrebbero trovarsi a Parigi o a Londra. Qui risiede la borghesia medio-alta di Istanbul. Besiktas è anche il quartiere dello stadio dell'omonima squadra di calcio, e una via dell'area è dedicata anche al suo fondatore Suleyman Seba che sorge vicino a un grazioso parchetto con panchine. In 20 minuti a piedi si arriva nella simbolica piazza Taksim, con il famoso Gezi Park oggetto di grandi proteste anti-governative nel 2013. La Turchia è stata definita infatti da molti una dittatura, ma la situazione a ben vedere è più complessa. «Una dittatura eliminerebbe la capacità di qualsiasi opposizione di vincere un'elezione - spiega W. Robert Pearson analista del Middle East Institute a Il Giornale - . Il governo turco non ha compiuto questo passo anche se è vero che domina i media, i giornalisti e i leader politici dell'opposizione sono incarcerati, ed è in pericolo la tutela delle donne. È stato istituito il governo di una persona e sono state adottate misure che riflettono il controllo autocratico e indeboliscono i principi democratici».
Ma i sogni di grandezza di Erdogan non si fermano qui. Circa 500 anni fa, il sultano Solimano il Magnifico pensava di costruire un canale navale per aggirare il Bosforo. Ora quel sogno sta per essere realizzato con l'ultimo e più ambizioso dei progetti del presidente. Nel frattempo dieci alti ufficiali in pensione sono stati arrestati per aver firmato una dichiarazione di appoggio alla Convenzione di Montreux, che regola l'accesso alle navi militari e commerciali che potrebbe venire messa in discussione dal progetto. Dall'altro lato, sulla sponda asiatica di Istanbul, una nuova gigantesca moschea, in grado di ospitare 60mila fedeli, domina la città. È una continua creazione di ponti, gallerie, centri commerciali. I magnati dell'edilizia vicini a Erdogan hanno vinto gare d'appalto statali grazie al sostegno politico. E l'industria è impantanata nella corruzione e nel clientelismo. Per esempio quella militare è in mano a suo genero Selcuk Bayraktar che ha sposato la figlia più giovane del Sultano, Sumeyye.
Ma la bellezza di Istanbul continua a stupire. Se da Besiktas si scende verso il Bosforo si vede subito il mare. Ipnotico, magnetico, trattiene lo sguardo. Gabbiani solcano il cielo, i traghetti lo attraversano, giovani innamorati si tengono la mano sulla sponda. Il Paese però si trova nel mezzo di una terribile ondata di contagi da coronavirus. Elif, infermiera di 26 anni, il capo coperto da un velo rosa, fa una passeggiata con la sua amica e racconta: «Appena laureata sono stata subito impiegata in un ospedale. Il piano vaccinale per me, che vi sono dentro, sta proseguendo bene, il governo lo ha affrontato in modo molto efficiente, ma purtroppo i casi continuano ad aumentare».
Istanbul è una metropoli che ribolle, ma diventa quasi spettrale in questi giorni. I negozi sono chiusi, i ristoranti pure, anche se si può mangiare uno squisito panino con kafta e araya, la bevanda a base di yogurt, nei baracchini per strada. Anche il gran bazar è serrato a causa del Ramadan e delle restrizioni per la pandemia. Nel centro storico svetta la stupefacente basilica di Hagia Sophia con i suoi mattoni rossi e i minareti blu ora convertita in moschea. Se ci si aggira attorno al maestoso monumento si può sentire la preghiera del muezzin. Dal lato opposto invece si erge la magnifica Moschea blu. Le due costruzioni sono circondate dai giardini che caratterizzano il centro della megalopoli e i controlli anti-terrorismo sono molto stringenti. Molti russi venivano a Istanbul in vacanza ma ora sono stati interrotti i voli con Mosca e il settore piange assieme a quello del commercio. «La Turchia deve affrontare una crisi economica a lungo termine. La disoccupazione è in aumento, gli investimenti diretti esteri sono deboli e il governo ha poche misure efficaci da intraprendere - fa notare Pearson - .Tuttavia, il collasso economico, anche se un giorno si verificasse, non significherebbe necessariamente la caduta del governo al potere». L'inflazione è arrivata al 15,6% e la lira è crollata dopo che Erdogan ha licenziato il governatore della banca centrale.
La crisi nel Paese è nera. Ahmet, 45 anni, ha un negozio di pesce nel quartiere di Mocka: «Prima della pandemia molta più gente passava per questa strada ora le vendite sono crollate». È anche recente l'incidente diplomatico con l'Italia. Il premier Mario Draghi ha definito Erdogan «un dittatore» e il presidente turco lo ha etichettato in una riunione in una biblioteca della città di non grande importanza come «maleducato».
Ma Mehmet, 25 anni, studente di scienze politiche, spiega: «Le tensioni con l'Italia per noi non esistono». Mentre per Elif, 30 anni, designer: «Draghi ha fatto bene, ha detto semplicemente la verità». Nel frattempo la frenetica Istanbul continua a correre e a stupire.
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