Massimo Annibale
Questa sera la caratteristica atmosfera degli anni Cinquanta del Milwaukee 50s Diner di Varedo, alle porte di Milano, si mescolerà con gli odori del Bluebird Cafe di Nashville, Tennessee, Stati Uniti. Preceduto da uno stage di line dance e dalle esibizioni degli italianissimi Turn Over e degli olandesi Cor Sanne e Savannah è atteso infatti per lunica esibizione in terra italiana uno dei più talentuosi artisti del panorama musicale country a stelle e strisce: Billy Yates. Nativo di Doniphan, Missouri, Yates incarna uno stile musicale caratterizzato da un sound moderno scevro da inutili orpelli ma che soprattutto dal vivo - regala anche momenti di grandi virtuosismi. Il suo genere trae vitalità tanto dai più tradizionali Buck Owens, Ernest Tubb, George Jones e Merle Haggard quanto dal più moderno country sound nashvilliano, fatto anche di suoni elettrici, di bassi e percussioni.
I suoi 5 album pubblicati in nove anni (lultimo, «Harmony Man», è uscito questanno) per un totale di 64 brani tutti da lui scritti e/o arrangiati non rendono adeguatamente la prolificità di Yates, che non è solo cantante ma anche autore. La sua carriera autorale ha radici più antiche, che risalgono a metà degli anni 80, quando appena trasferitosi a Nashville (era il 1987) cominciò a incidere demo e affinare le sue capacità musicali mentre manteneva se stesso e la moglie Nancy lavorando come barbiere. Ottenne il suo primo contratto di autore con la Hori Pro Entertainment Group con al suo attivo solo un paio di canzoni valide ma in un paio di mesi ne scrisse più di dieci. Tra queste ci fu quella che nel 93 il grande George Jones, alla ricerca di una nuova canzone da inserire nel suo nuovo album, scelse tra innumerevoli altre: era I Dont Need Your Rockin Chair, che in quellanno vinse il premio della Country Music Association come «Evento Vocale dellAnno».
Per Billy Yates questo significò successo e notorietà artistica immediati. Da allora ha scritto tantissime canzoni che sono state cantate dai più grandi nomi del firmamento nashvilliano di questi ultimi decenni: da George Strait a Tracy Lawrence, da John Michael Montgomery a Kenny Chesney, da David Allan Coe a Gary Allan, da Sara Evans a Doug Stone, dai Ricochet a Ricky Van Shelton. Senza tener conto dei jingles commerciali scritti per Pepsi Cola, Chevy Truck, Kelloggs e tanti altri.
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