Vigilia di stangata

I l ministro Padoa-Schioppa ha dichiarato ieri che le stime sul rapporto deficit/pil, fatte dalla commissione da lui stesso istituita per fare il punto sulla situazione dei conti pubblici italiani sono «molto ottimistiche». Cerchiamo di fare un po' di chiarezza, dal momento che il valzer delle cifre di cui siamo spettatori in questi giorni è impressionante. Probabilmente è una semplificazione forse eccessiva, ma non si può pretendere che tutti siano avvezzi ai termini della contabilità statale.
Ricordiamo innanzitutto di cosa stiamo parlando: per deficit in questo caso si intende la differenza fra quanto incassa lo Stato (per semplicità diciamo le tasse) e quanto spende (pensioni, stipendi, interessi passivi), in sostanza quindi il rapporto deficit/pil misura l'eccesso di spesa statale rapportato alla ricchezza prodotta nel Paese. Si parla poi di stime perché i valori effettivi sono quelli che si realizzeranno effettivamente a fine anno, sulla base delle aspettative di incasso (tasse preventivate) e di spesa (spese approvate con la legge finanziaria).
Come sempre, quando si parla di stime, specialmente quando sono coinvolte cifre ingenti come nel caso della contabilità statale, scostamenti dovuti a differenti interpretazioni sono sempre possibili, e direi che la differenza fra il 3,8% presentato da Tremonti e il 4,1% proposto dalla «commissione Faini» rientra appieno nel margine normale di discrezionalità possibile quando si devono stimare poste complesse. Per intendersi, supponiamo che una famiglia, pianificando le spese annuali faccia i conti con lo stipendio che conta di ricevere e lo stimi pari a quello dell'anno appena trascorso, mentre sul fronte spese abbia messo in conto le spese solite, la vacanza e magari il rifacimento di un bagno... per stimare le spese di fine anno si possono usare i preventivi, ma si può mettere in conto che magari in vacanza può venire voglia di pasteggiare a champagne, oppure che i rubinetti del bagno da rifare magari possono essere un po' più lussuosi del modello preventivato, quindi «sforando» sulla spesa.
Logico quindi che una commissione di parte, come quella istituita dal ministro del Tesoro, tenda naturalmente a sottostimare leggermente gli incassi e a sovrastimare leggermente le spese e proprio in quest'ottica trovare una differenza pari a solo lo 0,3% delle stime del precedente governo indica una sostanziale correttezza quanto meno di metodo delle stime. La verità poi potrà solamente essere accertata da un ente neutrale (l'Eurostat) che certificherà la reale situazione dei conti. Ricordiamo che il caso più clamoroso di scostamento tra le stime e la situazione effettiva si ebbe con il passaggio di consegne fra Amato e Berlusconi nel 2001 quando Amato-Visco presentarono un rapporto deficit/pil a 0,8% (poi rivisto a 1%) mentre alla verifica Eurostat il dato si rivelò essere pari al 3,1%, quindi uno sforamento più che triplo rispetto alle previsioni (il famoso buco di bilancio, che condizionò in negativo i primi anni della scorsa legislatura).
Anche prendendo per buone le stime della commissione Faini in questo caso si parla di scostamenti inferiori di un decimo rispetto alle stime governative. Appare però stupefacente che il ministro sconfessi le stime realizzate dalla commissione da lui stesso istituita e anche le motivazioni addotte lasciano quantomeno perplessi, soprattutto se addotte da una persona da cui sarebbe lecito attendersi indipendenza ed onestà intellettuale: in sostanza Padoa-Schioppa afferma che se a dicembre le stime di Tremonti erano di un certo importo e dopo tre mesi le stime prodotte dai suoi uomini presentano una differenza, è possibile che questa differenza si ripresenti ogni trimestre portando il deficit di fine anno a livelli molto superiori. Ebbene, questa impostazione è a mio giudizio profondamente scorretta, in quanto la commissione Faini ha presentato una stima di parte e relativa all'intero anno, non certo ad un trimestre, cioè, non ha affatto detto che il deficit/pil dei primi mesi dell'anno è pari al 4,1% (né avrebbe potuto dirlo, dal momento che tale dato si basa su stime di spesa e ricavi futuri) bensì ha affermato testualmente «il rapporto deficit/pil è stimato nel 2006 al 4,1%».
Moltiplicare una stima annuale per 4 trimestri è un esercizio assurdo e lascia abbastanza sconcertati. L'unica spiegazione è che si ricorra a questi mezzi per creare una sensazione di allarme e preparare i cittadini ad una «stangata».

I nostri conti necessitano di rigore e si può anche essere d'accordo con misure severe, quello che lascia perplessi è la modalità con cui tali misure vengono preparate: i cittadini italiani pagheranno, come sempre, soprattutto quel ceto medio che già ha pagato in passato, però un po' di onestà intellettuale presentata insieme con il conto lo fa pagare più volentieri.
*Professore di Economia
degli Intermediari Finanziari - Università Cattolica
del Sacro Cuore Milano

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