Vigogna, seta e diamanti La maison sartoriale veste i presidenti russi

Luca Litrico: «Per alcuni abiti anche 50 ore di lavorazione»

Anna Maria GrecoUna volta Angelo Litrico vestiva il leader dell'Unione Sovietica Nikita Kruscev, oggi suo nipote Luca ha tra i migliori clienti della maison italiana, che si prepara a festeggiare i 65 anni, grandi politici e uomini d'affari della Russia di Vladimir Putin. Sono tanti e famosi, ma per fare solo due nomi, il primo è il miliardario Aras Agalarov, presidente di Crocus International, leader del mercato russo nel settore moda con una catena di 19 outlet e un fatturato di decine di milioni di dollari; il secondo il potente sindaco di Kazan, capitale della Repubblica autonoma del Tatarstan, dove ad agosto si sono tenuti i Mondiali di nuoto.Luca va a Mosca e nelle altre grandi città russe a prendere le misure per abiti, cappotti, camicie e scarpe che ogni personaggio sceglie guardando a modelli e tessuti, dalle lane valsesiane alle sete di Como, poi torna in Italia a commissionare i capi. Sono vestiti con 25 mila punti a mano per 50 ore di lavorazione. Una trentina l'anno, non di più. «Il gusto dei russi - spiega Luca - è molto cambiato negli ultimi 10 anni. Se, prima, il costoso era sinonimo di lusso e spesso si cadeva nel pacchiano, ora i ricchi hanno imparato a riconoscere la qualità e amano lo stile sobrio ed elegante, non chiassoso e mai volgare. Soprattutto, amano l'artigianato sartoriale italiano». Ai suoi potenti clienti il giovane Litrico consegna cappotti di morbida e calda vigogna, il tessuto più raffinato e pregiato del mondo, che costano anche 40 mila euro. Oppure completi di una pregiatissima lana mista al 20 per cento di seta, lavorata al telaio a Biella con frammenti di diamanti certificati, per dare un discreto effetto lucido. Costo 6-8 mila euro. Per le giacche, piace lo stile Daniel Craig-James Bond, con le spalle dritte, leggermente insellate e nascosto un piccolo rinforzo interno. E certi clienti sono così vanitosi da ordinare anche i luxury boxer in cotone abbinati alla camicia.«Ma in Russia - sottolinea Litrico -, per esempio, non si vendono i gessati neri o blu scuro con il filo di oro o platino che piacciono tanto ad arabi e giapponesi». Diamanti sì, oro no.Ne è passato di tempo da quando lo zio Angelo, sbarcato a Roma dalla sua Sicilia, è riuscito da pioniere a entrare in Russia dalla porta principale. Luca ricorda un episodio del 1957, quando il fondatore del marchio fu inviato in URSS con pochi altri sarti ambasciatori del Made in Italy e portò in valigia un cappotto color testa di moro, tagliato e cucito da lui sulle misure di Kruscev ricavate dalle foto. «Calzò a meraviglia al segretario del partito comunista, che se ne innamorò. E zio Angelo, preso coraggio, osò dirgli: «Voi russi siete molto avanti in tutto ma, mi dispiace dirlo, vi vestite come nel 1910».

Kruscev rispose: «Ha ragione maestro, l'Unione Sovietica è come una grande casa rimasta chiusa per 2000 anni, molti sovietici indossano vestiti di vecchio stile, dei tempi dello zar Nicola. Ma appena apriremo la porta di casa, andremo in tutto il mondo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica