Da Voena ci sono gli archetipi orientali di Kim

Marco Voena, gallerista milanese noto a livello internazionale per il suo background nel settore degli old masters, negli ultimi anni ha brillantemente mescolato il fascino dell'arte antica con l'energia delle nuove tendenze

Da Voena ci sono gli archetipi orientali di Kim
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Malgrado la congiuntura economica non invogli propriamente a collezionare arte, il panorama delle gallerie milanesi è in costante fermento, forte di un nucleo di operatori al top in Italia in tutti i settori, dall'antiquariato ai settori del moderno e del contemporaneo. Ma a dominare la scena è soprattutto il «cross-collecting», la nuova tendenza nel collezionismo che abbatte le categorie rigide in nome dell'eclettismo, incrociando le epoche storiche e spalancando le porte tra Oriente e Occidente.

Un esempio eccellente di questo new deal è Marco Voena, gallerista milanese noto a livello internazionale per il suo background nel settore degli old masters, ma che negli ultimi anni ha brillantemente mescolato il fascino dell'arte antica con l'energia delle nuove tendenze. La mostra attualmente in corso nella nuova elegantissima sede di Robilant & Voena in via della Spiga 1 è dedicata all'artista contemporanea coreana Minjung Kim, evento che segue l'altra recente esposizione presso il Forum Paracelsus di St. Moritz. L'artista, che vive tra Francia e Stati Uniti ma ha trascorso molti anni anche in Italia (si diplomò a Brera), rappresenta un fulgido esempio di come la tradizione possa dialogare con le poetiche contemporanee attraverso la leggerezza della materia ed il colore, alternando la pura astrazione con l'ispirazione della natura. Nelle sue composizioni, Kim si abbandona ad una ritualità quasi zen combinando gli inchiostri neri e colorati e il fuoco di candele o di bastoncini d'incenso e utilizzando come supporto la tradizionale carta coreana Hanji, prodotta con la corteccia dell'albero di gelso.

«Nella serie Phasing spiega lei stessa - ci sono sempre due strati di carta molto sottile applicati su uno strato più spesso sottostante. Il primo strato è pura calligrafia, veloce e istintiva, mentre il secondo strato prevede la mappatura accurata dei primi tratti con una matita. Questo secondo passaggio è l'opposto del primo: delicato, lento e meditativo. Successivamente brucio il bordo del disegno. Gli strati di carta vengono incollati insieme, dando vita a quello che sembra un errato facsimile, creando un'illusione di profondità spaziale». Distribuita tra le quattro stanze della galleria, la mostra presenta dodici opere archetipiche realizzate da Kim negli ultimi dieci anni, tra cui lavori appartenenti alle serie più note, come Mountain, Timeless e The Street.

Oltre ai lavori maggiormente rappresentativi dell'artista realizzati con carta Hanji bruciata, tagliata e stratificata, sono in mostra alcune opere indicative del lato più espressivo della sua pratica, caratterizzato da forme gestuali che celano il processo attento e preciso di creazione.

Tradizione orientale e occidentale dialogano costantemente nella ricerca di un'artista la cui opera è stata anche acquisita da grandi musei internazionali come la Tate Modern.

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