Troppa fretta. Nell’ansia di compiacere il loro capo e di sputare veleno sul Giornale, i finiani si sono lanciati su una notizia filtrata dalla Procura di Roma e hanno cominciato a cantar vittoria: «Il caso Montecarlo è chiuso», «il tempo è galantuomo», «la macchina del fango ha fallito», e via sproloquiando. Le cose non stanno così. Ieri è successo semplicemente che sono arrivate a Piazzale Clodio le carte della rogatoria chiesta al Principato di Monaco e a una prima frettolosa occhiata è risultato che la cifra messa a bilancio da An quando ereditò l’appartamento dalla contessa Colleoni, vale a dire circa 270mila euro, è considerata «congrua». Tanto è bastato perché i Granata e i Dalla Vedova dessero aria alla bocca e persino Fini si spingesse a far sapere: «Ora ci divertiremo con le querele». Dichiarazione, quest’ultima, fatta frettolosamente smentire dal portavoce quando la Procura si è vista costretta a un’imbarazzata precisazione.
Dunque, quel che si è appurato fino a questo momento è che nel 1999 il valore catastale (ben diverso e inferiore al valore commerciale, come tutti gli italiani sanno benissimo) del quartierino di Boulevard Princesse Charlotte ora occupato dal «cognato» del presidente della Camera era di quasi 300mila euro, cioè il valore commerciale che Fini gli ha attribuito nove anni dopo, quando lo ha fatto vendere a una società offshore. Notizia che, lungi dal rallegrare il clan Fini-Tulliani, dovrebbe atterrirlo. Neppure un bambino, infatti, può credere che quello sia l’unico immobile in Europa che non si sia rivalutato in quasi dieci anni. Ergo, il prezzo a cui è stato ceduto da An nel 2008 non può «essere congruo». E questo anche a voler prescindere dalle testimonianze prodotte dal Giornale (e mai smentite) che parlano di almeno tre offerte di acquisto tra il milione e il milione e mezzo di euro pervenute al partito e lasciate cadere. E questo anche volendo far finta che non esista una perizia consegnata nel 2002 direttamente a Gianfranco Fini dall’agente immobiliare Filippo Apolloni Ghetti che stimava già allora in 1,3 milioni il valore reale dell’appartamento. E questo anche volendo ignorare le affermazioni di tutti gli immobiliaristi di Montecarlo interpellati da tutti i quotidiani italiani e da trasmissioni tv come Ballarò, Porta a porta e L’ultima parola, i quali affermano che nel 2008 per 300mila euro nel Principato si poteva comprare al massimo un box per auto. E questo anche chiudendo gli occhi di fronte alle valutazioni messe nero su bianco dalla Camera immobiliare monegasca che per quella metratura e in quella zona propone transazioni che oscillano dal milione e mezzo ai due milioni e trecentomila euro.
Eppure ancora ieri sera Fini ostentava sicurezza e confidava ai suoi seguaci di essere convinto che l’inchiesta si chiuderà con un’archiviazione. Sbalorditiva previsione che però trova sponda in qualche voce che esce dalla Procura.
Che cosa sa il presidente della Camera che noi comuni mortali non sappiamo?C’è davvero un patto tra lui e parte della magistratura? E nel caso, quali cavilli si stanno approntando per onorarlo? Tira aria strana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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