Wendell Berry, se l'anima verde è conservatrice

Negli Stati Uniti, l'agricoltore-scrittore è considerato l'erede del «dissidente» Thoreau. Nelle piccole comunità cerca l'identità eterna dell'uomo e della natura

Wendell Berry non sai come prenderlo. È nello stesso tempo poeta e saggista, uno strano concentrato di pensiero americano posto allo snodo tra Thoreau, Emerson e Whitman, dunque libertà e natura. Leggi il Manifesto del Contadino Impazzito e ci ritrovi la contrapposizione tra società e individuo che ricorre nelle pagine di Foglie d'erba , Walden e Nature . Ma lo scrittore del Kentucky, scoperto tardivamente in Italia, è prima di tutto la sua biografia: un professore universitario nato tra le due guerre, in una famiglia di avvocati e produttori di tabacco. Che decide, a metà degli anni Sessanta, di comprare una proprietà e diventare coltivatore a sua volta, cominciando così un lento ritorno a casa. La traiettoria letteraria di Wendell Berry è inscritta in questo recupero delle radici, che è anzitutto riscoperta del senso e dunque della propria posizione nel mondo.

«Sono conservazionista e agricoltore, difensore della natura e fautore dell'agrarianismo. Sono a favore della natura non soltanto perché la trovo attraente, ma anche perché penso sia necessaria alla vita del mondo e alla nostra. Per la stessa ragione, desidero preservare l'integrità e il benessere naturale degli scenari economici mondiali, vale a dire, desidero che gli agricoltori, gli allevatori e coloro che si occupano delle foreste vivano in comunità stabili, adattate al contesto locale e attente alle risorse, e riescano a farlo prosperando». È un passo di Conservazionista e agricoltore (2003), ora raccolto nel volume Mangiare è un atto agricolo , in cui Lindau - la casa editrice torinese che nel 2014 ha intrapreso la pubblicazione delle opere di Berry - ha condensato le pagine più interessanti di una riflessione che procede dalle prime intuizioni degli anni Settanta, maturate con la lettura dell'agronomo inglese Albert Howard.

Potremmo liquidare la condanna dell'industrialismo, della meccanizzazione dell'agricoltura e, più sottilmente, dell' american way of life come sottoprodotto dell'attivismo ecologista. Sbaglieremmo, perché Wendell non è uno dei tanti paladini dell'ultima ora della sostenibilità. Il punto fondamentale del suo pensiero è in quel «conservazionista». Non propriamente conservatore, forse. Ma quando scrive che non gli piace essere chiamato «ambientalista», quando si dichiara contro le biotecnologie, quando spiega che «l'idea della piccola fattoria» su cui ripone tutte le sue speranze «risulta compromessa quando i proprietari sono semplicemente guardiani o gestori», Berry istituisce quell'identificazione tra produttori e proprietà che è alla base della tutela delle già citate «comunità stabili». E per capire cosa intende con questa definizione, il modo migliore è affidarsi allo sterminato sottotesto che è costituito dalla sua produzione narrativa. Incentrata, nel calco di Faulkner - Berry è pur sempre uno scrittore del Sud - su una propria contea di Yoknapatawpha. Immaginaria ma non troppo, perché la Port William in cui sono ambientati tutti i romanzi di Berry è una trasfigurazione di Port Royal, il villaggio di 64 anime in cui vive lo scrittore.

Non è dato sapere quanto dell'epopea modesta di questo luogo corrisponda alla cronaca e quel che invece è pura invenzione. L'unica cosa certa è che gli abitanti del paese ricorrono di romanzo in romanzo, sempre gli stessi, ora come protagonisti ora come comprimari, diventando di volta in volta io narrativo e punto di vista (dunque sguardo sul mondo) di Berry, oppure sfilandosi e diventando figurina di un racconto che sembra riguardare le persone e invece ha come oggetto il tempo circolare e l'imperturbabilità del paesaggio, incarnati dal lento scorrere del fiume. Non la commedia umana di Saroyan e nemmeno i paesi di pescatori del New England raccontati da Cheever con l'occhio di un Cechov di provincia: piuttosto una lunga interrogazione sulla nostra identità, intessuta in Jayber Crow , attraverso le vicende di un barbiere, che conta, come dice il sottotitolo, perché «membro della comunità di Port William». O ancora, come in Hannah Coulter , per voce di una vedova che ha attraversato tutte le tempeste del secolo, e ora riduce nel ricordo le questioni della «grande storia» agli effetti prodotti sulle piccole vite degli abitanti della comunità. Che è poi lo stesso disegno, stavolta tracciato in terza persona, di Un posto al mondo , dove la narrazione si concentra su di un'epoca, quella della Seconda guerra mondiale, che potrebbe diventare per Port William tempo del vuoto, coi ragazzi al fronte e i genitori ad aspettare notizie. Anche qui però la comunità immaginaria si ritrova attraverso gli stessi immutabili gesti, il senso della fatica che finisce per definire e ridurre la misura del dolore.

Radicalmente umanista dunque, portatore di un umanesimo delle campagne che non ha nulla di elegiaco o nostalgico, e aspira anzi a promuovere buone pratiche e un senso di consapevolezza nuovo in merito al rapporto esistente tra cibo e agricoltura, Wendell Berry tiene assieme mirabilmente grande narrativa sudista e Farm Aid, Thomas Wolfe - in fondo è l'ultimo erede dell'epos di O Lost e Neil Young, Tocqueville e slow food. Addita come modello gli Amish, invitando a imitarne la limitazione dell'uso della tecnologia, la conservazione della famiglia e delle pratiche di buon vicinato, le arti domestiche, l'educazione dei figli a «vivere in casa e servire la comunità», la considerazione dell'agricoltura «allo stesso tempo come un'arte pratica e una disciplina spirituale». E, con sguardo che precorre i tempi, già nel 1986 scrive: «Possiamo affermare senza esagerazioni che oggi l'ambizione nazionale degli Stati Uniti è la disoccupazione. Le persone vivono nell'attesa della conclusione della giornata lavorativa, nell'attesa dei weekend, delle ferie e della pensione. (...) L'individuo lavora non perché il lavoro è necessario, degno o utile per un fine desiderabile, oppure perché ama il suo lavoro, ma soltanto per poterlo lasciare, in una condizione che un'epoca più sana di mente della nostra avrebbe considerato simile a una condanna infernale».

Conoscete qualcuno altrettanto incazzato con l'idea «progressista» di decrescita felice?

Libri

La casa

editrice Lindau è al centro della scoperta di Wendell Berry. Questi alcuni deti titoli pubblicati di recente: Mangiare è un atto agricolo (saggio) , Un posto al mondo (romanzo) , Jaber Crow (romanzo), Hannah Coulter (romanzo).

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