Yahoo! alla sbarra: «Ha fatto la spia su dissidenti cinesi»

da Pechino

Il motore di ricerca internazionale Yahoo! finisce in tribunale dopo la citazione in giudizio da parte dell’Organizzazione mondiale per i diritti umani, agenzia dell’Onu. La multinazionale informatica è accusata di aver fornito al governo cinese informazioni utili a rintracciare e arrestare giornalisti e dissidenti.
L’udienza si è aperta ieri davanti a una Corte federale di San Francisco, dove i legali di due giornalisti cinesi, Shi Tao e Wang Xiaoning, arrestati e condannati a pene detentive per aver inviato tramite Internet articoli di critica al governo di Pechino, hanno chiesto ai magistrati Usa di giudicare la presunta complicità tra Yahoo! e il governo cinese.
Un’esortazione a democratizzare il Paese è stato rivolta al presidente cinese e segretario generale del Partito comunista Hu Jintao da 1.060 intellettuali cinesi, che hanno sottoscritto una lettera aperta con la quale chiedono la liberazione dei prigionieri di coscienza e libertà di espressione. La lettera, inviata ai mezzi d’informazione stranieri in Cina, giunge a poco meno di due mesi dal XVII Congresso del Pcc, che si aprirà il 15 ottobre.


Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, al suo secondo giorno di visita ufficiale in Cina, ha chiesto ieri al regime comunista di rispettare i diritti umani e la libertà di opinione. In un discorso pronunciato ieri all’Accademia delle Scienze di Pechino la Merkel ha detto: «Dal nostro punto di vista, la questione dei diritti umani è di importanza fondamentale».

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