Pierangelo Maurizio
da Roma
Cose strane fluttuano dallinchiesta in Umbria sul giro di fatture false - per almeno nove milioni di euro - che ruotava intorno a Leonardo Giombini, il costruttore preferito da Coop rosse e giunte di sinistra. Il Tribunale della libertà di Perugia per ben quattro volte ha convalidato limpianto accusatorio. Giombini con larchitetto Raffaele Di Palma è stato scarcerato ai primi di agosto, dopo quasi tre mesi. Ma da fine luglio sono indagati tre dirigenti di cooperative, di primissimo piano. Tra questi Roberto Oglialoro, consigliere damministrazione di Holmo Spa, la cassaforte di Legacoop. Dopo la pausa estiva gli inquirenti dovranno fare il punto della situazione, per studiare le prossime mosse.
La novità viene proprio dalle carte del Tribunale della Libertà. Riguarda lormai famoso «studio di fattibilità» sullacquisto del terreno di Collestrada, frazione di Perugia, dove sorge un mastodontico ipercoop; «studio» pagato dalla Coop Centro Italia a una società di Giombini - la Sg Capital - la cifra non irrisoria di 650mila euro più Iva (parte secondo gli investigatori di 1,5 milioni versati dalle Coop e utilizzati da Giombini per creare una provvista in nero). Non solo lo «studio» sarebbe fittizio. Ma, secondo la dettagliatissima relazione della Guardia di finanza, non sarebbe altro che un collage di materiali «riciclati», già in possesso della Coop Centro Italia, predisposti da due società, la Modus di Firenze e la Araut di Foligno, che collaborano stabilmente con la Coop Centro Italia e che li avrebbero dati al costruttore su indicazione della stessa Coop.
Maurizio Ronconi, deputato umbro dellUdc, presenterà una nuova interpellanza al presidente del Consiglio, al ministro della Giustizia, ai ministri del Lavoro e delle Politiche sociali: «Come mai - chiede - i ministeri competenti, e la stessa Lega delle cooperative, non avviano i controlli che in materia di Coop spettano loro per legge?».
Scrivono i giudici del Tribunale della Libertà che lo «studio di fattibilità» è in parte «una mera trasposizione di dati presenti in internet», in altre parti si tratta «dellutilizzo o adattamento di schemi standard». Altri elaborati sono stati «predisposti da un collaboratore della Modus per diretto incarico di Coop Centro Italia, con indicazioni difformi alla Modus stessa sulla necessità di fatturare a Sg Capital le prestazioni o di inserirle il corrispettivo - quantificato in circa 1.500 euro - nellambito di più ampie collaborazioni in essere tra Modus e Coop».
Il busillis è il seguente. Perché la Coop Centro Italia, per elaborati di cui che era già in possesso o che tuttal più valevano poche migliaia di euro, ha pagato Giombini con 650mila euro più Iva? E quando mai si è vista unazienda privata - qual è a tutti gli effetti una coop - che paga in anticipo, «data lurgenza», uno studio di fattibilità in realtà malamente assemblato quasi un anno dopo?
I vertici delle cooperative da sempre respingono ogni addebito. Nel comunicato del 26 giugno scorso Giorgio Raggi, presidente della Coop Centro Italia e già sindaco di Foligno quando i Ds erano ancora il Pci, aveva dichiarato: «Ho ribadito (ndr, al magistrato) che tutte le somme versate alla Sg Capital sono state da questa regolarmente fatturate e che lo studio di fattibilità, sulla cui presunta fittizietà si continua a discutere, è stato effettivamente fornito, per la parte tecnica, esclusivamente dalla Sg Capital, supportata per gli altri aspetti dalla società Modus di Firenze».
Il pm, Claudio Cicchella, non gli ha creduto. Sul registro degli indagati per ipotesi che vanno dallevasione fiscale al falso in bilancio sono finiti Giorgio Raggi, Paolo Grazi, vicepresidente della Icc - la società immobiliare di Coop Centro Italia - e Roberto Oglialoro, presidente Icc.
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