Roma - Il comandante dei Ris, il colonnello Luciano Garofano sarebbe stato indagato dalla Procura di Parma. Ad affermarlo un servizio del Tg1 riguardante l'inchiesta scaturita tempo fa da un esposto dell'avvocato Carlo Taormina. La decisione sarebbe solo l'ultimo atto dell'indagine approdata in un primo tempo davanti alla magistratura militare e poi trasferita per competenza alla magistratura civile, competente per territorio, a proposito di presunte irregolarità compiute dai Ris sotto la guida di Garofano per lo svolgimento di consulenze tecniche su diversi e importanti casi giudiziari di cui i Ris si sono occupati in questi anni. I reati ipotizzati dall'esposto sarebbero quelli di truffa ai danni dello stato, abuso di ufficio e falso ideologico. La guardia di finanza proprio per acquisire la documentazione necessaria a verificare la fondatezza delle accuse contenute nell'esposto è andata diverse settimane fa, ma anche recentemente nella sede del Ris a Parma.
Intanto Luciano Garofano, 56 anni, romano, ha presentato domanda di congedo al comando generale dei carabinieri che è stata accolta e in queste ore ha lasciato l'Arma. Garofano era attualmente in servizio al Racis, (Raggruppamento investigazioni scientifiche) da cui dipendono i vari Ris compreso quello di Parma di cui il colonnello è stato a lungo comandante. In occasioni delle recenti elezioni europee Garofano si era candidato nella lista Mpa-La Destra-Pensionati-Alleanza di Centro nella circoscrizione Nord-Orientale ma non era stato eletto.
Il colonnello Garofano ha lasciato l'Arma: le sue dimissioni, secondo quanto è stato possibile ricostruire, le dimissioni non sarebbero però collegate con la vicenda che lo vede indagato in seguito all'esposto dell'avvocato Taormina, ma sarebbero da ricondurre a motivazioni personali legate al suo trasferimento da Parma. Questo era stato disposto dopo che Garofano si era presentato alle ultime elezioni europee, senza però essere eletto: in base alla legge, infatti - questa almeno la motivazione alla base del trasferimento disposto dal Comando generale dell'Arma - non poteva più continuare ad esercitare là dove si era candidato. Un'impostazione contestata però dall'ufficiale, che aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il provvedimento. Il Tar in un primo momento aveva accolto la richiesta di sospensiva, bloccando il trasferimento, ma il Consiglio di Stato ne ha successivamente riconosciuto la legittimità. Il colonnello Garofano è stato dunque trasferito da Parma al Racis di Roma, il Raggruppamento operativo scientifico dell'Arma, una decisione che l'ufficiale ha continuato a non condividere. Questa, sempre secondo quanto si è appreso, la ragione principale delle sue dimissioni dall'Arma.
L'inchiesta era scaturita da una denuncia dell'avvocato Carlo Taormina, "avversario" di Garofano ai tempi del processo ad Annamaria Franzoni, alla procura militare di Roma. "Due anni fa presentai al pm militare Barone - spiega Taormina - una denuncia su tutte le consulenze svolte da Garofano come consulente di varie procure, e non come comandante del Ris. Garofano ha utilizzato attrezzature e personale appartenente all'Arma durante l'orario di ufficio e ha percepito i compensi dalle consulenze tecniche affidategli quando il consulente tecnico nominato dai pubblici ministeri o dai giudici per legge non può essere considerato pubblico ufficiale ma privato cittadino".
Secondo Taormina, al vaglio della magistratura di Parma, del pm Paola Dal Monte, a cui sono stati trasmessi gli atti dalla procura militare di Roma che avrebbe ritenuto di competenza della magistratura ordinaria le ipotesi di reato, vi sarebbero una quarantina di consulenze svolte da Garofano dal 2002 al 2009 tra cui quelle per inchieste come Cogne, Garlasco, Erika ed Omar, Via Poma. L'11 novembre scorso la guardia di finanza ha svolto una acquisizione di documenti riguardanti le consulenze svolte da Garofano nella sede del Ris di Parma. "Ora sto preparando una denuncia per diffamazione nei confronti di Garofano - aggiunge Taormina - per quanto scritto dal colonnello nel suo ultimo libro 'Il processo imperfetto', sul caso di Cogne dove mi dedica una cinquantina di pagine sostenendo che avrei avuto comportamenti più o meno scorretti nella difesa di Annamaria Franzoni che, per inciso, ho lasciato prima della sua condanna".
Da Cogne a Giulio Cesare: difficile dire quanti sono stati i 'cold case' con cui si è cimentato il colonnello Luciano Garofano. Sulle scene del crimine, nelle aule giudiziarie o nei libri, diventati grandi best seller, sono stati decine i gialli affrontati dall'ormai ex comandante del Ris di Parma. Delitti spesso di difficile soluzione, tutti di grande risalto mediatico, molti caratterizzati dalle polemiche. Come il caso di Cogne, l'omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, all'origine dell'iscrizione di Garofano nel registro degli indagati in seguito agli esposti del suo 'nemico', l'avvocato Carlo Taormina. A quell'omicidio Garofano dedica il suo ultimo libro, "Il processo imperfetto", nel quale spiega come il giallo sia stato chiuso grazie a una "prova schiacciante" fornita proprio dalle analisi del Ris di Parma: il Bpa (l'esame che permette di stabilire la traiettoria degli schizzi di sangue a partire dalla forma della macchia) ha dimostrato che l'assassino indossava il pigiama della madre e ha colpito inginocchiato al centro del letto. I tre i gradi di giudizio hanno confermato la colpevolezza dell'imputata "eppure - scrive Garofano - durante quei sette anni, più volte è stata fatta circolare l'idea che le nostre conclusioni fossero arbitrarie e artigianali".
Garofano, docente universitario di scienze forensi, biologo, ha diretto per molti anni il Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, che si è occupato dei casi di cronaca nera più scottanti degli ultimi tempi: a parte Cogne, il delitto di Garlasco, quello di via Poma, la strage di Erba, quella compiuta da Erika e Omar, il giallo di Unabomber, solo per citarne alcuni. Alle indagini Garofano ha sempre alternato lo studio, la ricerca, la partecipazione ai convegni, durante i quali insisteva quasi sempre col suo 'pallino': l'istituzione di una banca dati del Dna.
Poi i libri: ne ha scritti diversi, tutti di successo, compreso quello in cui si è misurato coi grandi "delitti e misteri del passato", che "spesso celano la chiave - dice - per risolvere i gialli dei nostri giorni".
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