Bpm, l'ora della verità sullo sconto danese. E Unicredit vede già profitti a 12,8 miliardi

In settimana il verdetto Bce che avrà riflessi su due operazioni

Bpm, l'ora della verità sullo sconto danese. E Unicredit vede già profitti a 12,8 miliardi
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Questa settimana potrebbe essere, finalmente, quella del verdetto decisivo. La Banca centrale europea, infatti, scioglierà le riserve sul riconoscimento del Danish compromise, ovvero l'agevolazione sugli accantonamenti di capitale per le banche che controllano assicurazioni, al Banco Bpm nell'ambito dell'Opa su Anima.

Un pronunciamento che ha richiesto il parere dell'autorità bancaria europea (Eba) e interessa da vicino anche Unicredit, istituto che sta cercando di acquisire Banco Bpm per mezzo di un'Ops lanciata lo scorso novembre. Nella tarda serata di venerdì, intanto, l'istituto guidato da Andrea Orcel (in foto) ha pubblicato, su richiesta della Consob, una nota integrativa alla relazione illustrativa del consiglio d'amministrazione in vista dell'assemblea di giovedì che sarà chiamata ad approvare l'aumento di capitale al servizio dell'offerta su Banco Bpm. Ebbene, secondo quanto riporta il documento, l'Ops su Banco Bpm potrà avere al massimo un impatto di circa 150 punti base sul Cet 1 (l'indice di solidità patrimoniale) di Unicredit. Nel dettaglio, nel caso in cui la Bce autorizzi l'utilizzo del cosiddetto Danish compromise nell'Opa di Banco Bpm su Anima, l'impatto sarà di 78 punti base se le adesioni all'Ops arriveranno al 100%, 93 punti base con adesioni al 70% e 104 punti con 50% più un'azione. Senza sconto danese, invece, bisognerà calcolare impatti aggiuntivi rispettivamente di 44, 31 e 22 punti base. Infine, se la Bce dovesse imporre una «temporanea disapplicazione» dell'agevolazione anche alle società assicurative già presenti nel gruppo Banco Bpm si dovranno calcolare ulteriori impatti aggiuntivi rispettivamente di 29, 20 e 14 punti base. L'impatto massimo, quindi, è di un 1,5% che andrebbe a gravare sul Cet 1 di Unicredit che, a fine 2024, era del 15,9 per cento. Nel documento si calcola inoltre che, in caso di successo sia dell'Ops che dell'Opa su Anima, si creerà un gruppo con utili 2027 stimati a 12,8 miliardi.

Nel frattempo, gli analisti si stanno già interrogando su quello che potrebbe essere lo scenario del mercato bancario italiano dopo «il grande risiko» del bienno 2024-2025. Ebbene, secondo Fabio Caldato (Portfolio Manager di AcomeA Sgr) si sta andando verso uno schema a tre. Se il risiko andasse in porto, infatti, il panorama bancario vedrebbe la nascita di tre grandi gruppi: Unicredit-Banco Bpm, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi-Mediobanca. Sempre secondo l'esperto di AcomeA, il gruppo Unicredit-Bpm dominerebbe con una capitalizzazione di 98 miliardi e utili previsti di 11,2 miliardi (inferiore quindi alla stima di Piazza Gae Aulenti), confermandosi il gruppo più redditizio.

Intesa seguirebbe con 85 miliardi di market cap e utili di 8,7 miliardi, mantenendo una solida posizione nel mercato. Mps-Mediobanca, pur con una capitalizzazione più contenuta di 25 miliardi, registrerebbe utili di 2,6 miliardi.

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