L'onore restituito al ministro caduto

L'evoluzione delle indagini sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro consente oggi di illuminare questa storia per quello che era. Un tentativo, inizialmente riuscito, di seduzione da parte della dottoressa Maria Rosaria Boccia, imprenditrice di Pompei, onde farsi consegnare dall'uomo ammaliato, oltre che ammogliato, una posizione di potere

L'onore restituito al ministro caduto
00:00 00:00

La Procura di Roma ha afferrato il filo a quanto riferiscono i cronisti che consente di riportare la faccenda alle sue dimensioni eterne e in fondo, direbbe Aldo Cazzullo, bibliche. Adamo-Sangiuliano, abbandonato per un momento da San Gennaro impegnato a sciogliere il suo sangue nell'apposita teca, si è lasciato tentare dalla Eva Pompeiana, nelle vesti, ma anche senza vesti, della dottoressa Maria Rosaria Boccia. E ha accettato la solita mela. Dopo essersela palleggiata tra le mani, incantato dalle arti maliarde della bionda, ha trovato però la forza, invocando il suo protettore, di negarle il boccone di potere che quel frutto simboleggia. Un miracolo di San Gennaro, questo sì, conoscendo la stupidità che contraddistingue il genere maschile quando cede alle lusinghe del goloso tubero lesso o fritto che dir si voglia. Da qui l'ira funesta di Maria Rosaria, che, nelle ipotesi degli inquirenti, avrebbe tracimato nel reato di stalkeraggio. Cioè l'ossessivo assedio fisico e/o verbale della vittima fino a stravolgerne la vita e a travolgere quella di chi gli sta intorno.

Questa è la versione, oggi l'unica credibile, della vicenda che questa estate ha dominato le prime pagine e gli speciali televisivi. Allora, in ossequio all'obbligatoria e politicamente correttissima ideologia del patriarcato, si eresse la forca per impiccarvi il «potente ministro» cui si concesse, per satireggiarne al meglio l'immagine, l'attenuante dell'ingenuità, e si innalzò il pulpito alla pretesa vittima, inseguita dalla solidarietà pelosa di conduttori progressisti,

perché potesse uccidere la reputazione del ministro. Non sopportava la scelta di Sangiuliano che ne aveva individuato le mire meschine giocando sui sentimenti. Mi rendo conto. I pifferi di montagna tornano suonati. E non ci tengono a che si sappia del fiasco che hanno propinato al pubblico plaudente. Ma è proprio così, se ne facciano una ragione. Il beverone che ci è stato imposto pressoché a reti unificate è stato rovesciato. I commenti prestampati che vedono il maschio colpevole come il maggiordomo sono tutti da infilare almeno nella macchina tritacarte, è il minimo risarcimento dopo che per il caro amico Gennaro era stato adottato il tritacarne.

L'evoluzione delle indagini sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro consente oggi di illuminare questa storia per quello che era. Un tentativo, inizialmente riuscito, di seduzione da parte della dottoressa Maria Rosaria Boccia, imprenditrice di Pompei, onde farsi consegnare dall'uomo ammaliato, oltre che ammogliato, una posizione di potere. Sembrava tutto fatto, il palo della cuccagna scalato fino a toccare il bengodi. Ed ecco inaspettata la resistenza del bietolone, tornato in sé dopo gli incantamenti. A questo punto, la spasimante (del posto e del pasto più che del cuore e della pelata di Gennaro) è passata dalla seduzione alla persuasione. Ha scaricato addosso tramite cellulare e contatti ravvicinati uno sciame di messaggi minacciosi rispetto a cui quelli sismici dei Campi Flegrei sono simpatici avvertimenti, poi ha estratto gli artigli da condor delle Ande planando coi suoi rostri sulla capa del disgraziato, e provando

a intortarlo con la patacca di lei mammina e di lui padre snaturato. Il quale, non essendo né padre né snaturato ma in compenso troppo tenero, invece di inveire per la trappolona tesagli dalla Circe emersa dalle rovine di Pompei, ha chiesto pubblico perdono alla moglie e infine si è dimesso, consegnando la sua testa su un piatto d'argento al popolo progressista famelico. Poteva resistere, ammettere la stupidità di un'infatuazione che finalmente svaporata non intaccava il suo ruolo governativo. Ma ormai quella colata di fanghiglia si era riversata sui suoi affetti più cari, e ha preferito riparare chi ama, e si è preso tutti i colpi, umiliandosi pur di non umiliare chi non lo meritava. Un uomo così merita si racconti un'altra storia di lui rispetto a quella che gli è stata appiccicata addosso.

Due lezioni da meditare. La prima dovrebbe valere per i giornalisti che strapazzano gente perbene esaltando come eroi i suoi persecutori. Almeno si chieda scusa.

Si restauri la reputazione di una brava persona. La seconda riguarda gli uomini nel senso di maschi. Resistiamo a tutto tranne che alle moine delle donne stupide, che riescono a farci essere ancora più stupidi di loro. Temo siano prediche inutili.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica