Sanremo fa i conti senza l'oste (la musica)

Nel bando, che nel complesso mette paletti superabili a occhio e croce solo da Rai ed eventualmente da Mediaset, c'è anche una tassa "non inferiore all'1 per cento" derivanti dalla pubblicità venduta per il Festival di Sanremo

Sanremo fa i conti senza l'oste (la musica)
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Come purtroppo prevedibile, nella battaglia tra Comune di Sanremo e Rai sul prossimo Festival non si parla del motivo per cui si fa il Festival, ossia le canzoni, la musica, la gara tra brani inediti. Niente, zero. In attesa della sentenza del Consiglio di Stato il 22 maggio sul ricorso Rai contro il Tar della Liguria che «liberalizzava» il Festival, l'altro giorno il Comune ha emesso il bando per l'assegnazione delle prossime edizioni, chiedendo più denaro a chi l'organizzerà (almeno 6,5 milioni contro i 5 che paga attualmente la Rai) e insinuando quella che Repubblica chiama già «ansia da prestazione», in pratica la clausola anti-flop televisivo: il comune potrà interrompere il rapporto con l'organizzatore «nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d'ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival». Nel bando, che nel complesso mette paletti superabili a occhio e croce solo da Rai ed eventualmente da Mediaset, c'è anche una tassa «non inferiore all'1 per cento» derivanti dalla pubblicità venduta per il Festival di Sanremo. Pronta la replica Rai, che ha diffidato il Comune dal concedere in licenza ad altri emittenti i marchi del Festival perché «sono legati al format della Rai». Insomma tutto come da copione in queste vertenze che si trascinano dietro rivoli polemici e schermaglie giuridiche che spesso si rivelano minuetti fini a se stessi. Però c'è un convitato di pietra che non compare in nessuna delle righe di alcun documento: le canzoni. Per capirci, se si dettano le nuove condizioni per una gara di canzoni, sarebbe naturale anche fissare quelle che le riguardano. Invece figurarsi. Perciò ha fatto bene Enzo Mazza, ceo della Fimi, la Federazione dell'industria musicale italiana, a puntare il dito ricordando che «senza musica il Festival è una scatola vuota». Dopotutto è usanza ormai comune dare la musica per scontata anche nel più grande evento che la rappresenta in Italia.

È un gap culturale che chissà quando, e se, si colmerà. «La prossima edizione dovrà prevedere un consistente rimborso economico», aggiunge Mazza in una questione nella quale il Comune sta facendo i conti senza l'oste, cioè la musica.

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