
Ci si è alzato il tasso alcolemico appena letta la notizia. In vista delle elezioni in Veneto, già vinte dalla destra - Zaia sì, Zaia no - il Pd, comunque obbligato a correre, sta cercando il candidato a governatore. E il primo nome a cui ha chiesto - e non vogliamo pensare al secondo, Andrea Crisanti - è Antonella Viola, immunologa televisiva più resistente del Covid. E lei ha detto che ci sta pensando.
Del resto, se sei un personaggio dello spettacolo in cerca di un futuro, o entri nella casa del Grande Fratello o in politica. Come dimostrano le nuove front-women della sinistra. Marina La Rosa, che dal Gieffe uscì. Rita De Crescenzo,
la tiktoker che vuole candidarsi in Parlamento. E appunto Antonella Viola, un'espertologa diventata famosa parlando di cose che sapeva quando si rinunciò a vivere per paura di morire, e che ha continuato a parlare di cose che non sa quando poi si cercò di dimenticare come si era sopravvissuti.
Personalmente a noi la Viola non spiace. È vero: non ha militanza nel partito, non ha mai espresso visioni politiche e non ha esperienza nella gestione della cosa pubblica. Però va sempre in tv a La7.
Osserviamo solo che candidare a governatore del Veneto, la Regione più campanilista e vinicola d'Italia, una che viene da Taranto e che disse «l'alcool è cancerogeno e non si deve berne nemmeno una goccia», è un'ottima
strategia. Per perdere. E se le viro-star sono il lascito migliore del Covid, allora è il caso di pensare che quello che ci resta oggi è peggio di ciò di cui ci liberammo.E per il resto, si raccomanda Prosecco e vigile attesa.
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