Se lo squadrismo è rosso allora tutti zitti

Tutti pronti a condannare l'aggressione di Vicenza. Ma se i centri sociali attaccano CasaPound allora è meglio minimizzare

Se lo squadrismo è rosso allora tutti zitti
00:00 00:00

Qualche giorno fa, a Vicenza, alcuni ragazzi di Fratelli d’Italia stavano facendo un volantinaggio per ricordare i martiri delle foibe. Si trovavano davanti al liceo Pigafetta quando uno studente - che non apparteneva ad alcun partito politico, ma evidentemente era interessato alla materia - ha provato a prendere i volantini e a gettarli per terra. Ne è nata una provocazione e il giovane è rimasto lievemente ferito. E via la grancassa dei giornali sull’allarme fascismo, sullo squadrismo di ritorno e le camionette, rigorosamente diesel perché quelle elettriche sono da kompagni, parcheggiate di fronte alle università. Articoli di cronaca e commenti in prima pagina da parte dei professionisti dell’antifascismo (ma solo in assenza di fascismo) militante. Bene, bravi, bis. La violenza infatti fa sempre schifo, indipendentemente da dove arriva: destra, sinistra e perfino centro.

Poi però accade un fatto, questa volta ben più grave. A Padova, CasaPound - che va bene: non è proprio il gruppo della parrocchia - organizza un banchetto in una delle piazze più belle d’Italia, Prato della Valle, e dal niente arrivano più di venti attivisti del centro sociale Pedro. Un’aggressione in piena regola. Anzi: una spedizione. Un ragazzo di destra finisce in ospedale e rischia di perdere l’occhio (è stato operato oggi e vediamo che ne sarà). La notizia circola principalmente sui social e i giornali sono costretti a parlarne. Nessun commento. Nessuna condanna. Articoli di cronaca, si capisce. Dove spesso si fa fatica a mettere nel titolo - soprattutto nei giornali sempre pronti a condannare le aggressioni fasciste o presunti tali - le parole “centri sociali”. Aggrediti militanti di destra, si legge. Sì, ma da chi? Perché il mezzo è il messaggio. Il modo in cui si comunica una cosa la determina. E, in questo caso, si preferisce occultare. Nascondere.

Come si è voluto evitare di parlare dei tanti - vedi quelli dell’Osa - che durante il Giorno del Ricordo chiedevano di fare muro contro chiunque osasse parlare dei martiri delle foibe. Silenzio. Perché, alla fine, c’è una violenza che piace ed è tollerata. Altro che nero che sta bene con tutto. Il rosso, purtroppo, non è mai passato di moda.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica