Parte il Festival, ma almeno risparmiateci la polemica sull'antifascismo

Nella conferenza stampa che precede l'inizio della kermesse a Carlo Conti è stato subito chiesto il pedigree di antifascista militante

Parte il Festival, ma almeno risparmiateci la polemica sull'antifascismo
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No, il fascismo e l'antifascismo anche a Sanremo, il regno delle canzonette, no. E invece sì. Pronti, via. A Carlo Conti è stato subito chiesto il pedigree di antifascista militante. In conferenza stampa, alcuni giornalisti lo hanno interrogato: lei è antifascista? Cosa doveva rispondere, il povero Conti, proviamo a immaginare: «Guardi, sono un fan di Benito Mussolini e voglio rifondare il partito fascista»? Ovviamente ha risposto nell'unico modo sensato ma è andato anche oltre, rifilando una piccola lezione a chi è ossessionato dal ritorno delle camicie nere. Ecco il virgolettato vero: «Se mi dichiaro antifascista? Certo, che problema c'è. Siamo nel 2025. Questa domanda è un po' anacronistica». Ecco, togliamo pure «un po'». È decisamente anacronistica, visto che il ritorno del fascismo esiste solo nella testa di chi deve cavalcare il tema per attaccare la destra al governo.

Già è difficile sopravvivere a una settimana di festival, dopo festival, rapper, trapper, autotune, monologhi sì, monologhi no, monologhi forse, battutacce, siparietti, comici di dubbio gusto, polemiche sugli ascolti, sono bassi, sono alti, meglio Amadeus, meglio Conti, Fedez, Ferragni, Ferragnez, le telefonate di Achille Lauro, gli scoop di Fabrizio Corona, le vallette, i valletti, perché Sanremo è Sanremo, le inquadrature dei vip in platea, le cover, i duetti, le serate infinite per alzare lo share, le interruzioni per il Tg, l'ospite, il super ospite.

Già è difficile, si diceva, resistere a tutto questo. Diventa impossibile se aggiungiamo la polemica più stantia (anacronistica) di questi anni, costruita ad arte per la propaganda politica e la pecunia, si sa che il fascismo è un randello per zittire gli avversari e l'antifascismo fa vendere, sta bene come saggio o romanzo sugli scaffali, negli editoriali pensosi, nelle serie tv, al cinema, a teatro. Essere antifascisti nell'Italia di oggi non costa nulla, l'antifascismo è scontato, è un dato di fatto, è nella Costituzione, non ci sono progetti eversivi in corso, non è minacciata la libertà d'espressione. Esiste qualche nostalgico, capirai, ci sono in giro anche i nostalgici di Stalin.

I veri antifascisti dovevano (e devono, in certi Paesi) affrontare ben altro di qualche brutto brano.

Abbiamo avuto i Sanremo radical chic, woke e Lgbtq+. Non aggiungiamo anche il Sanremo partigiano fuori tempo massimo, sarebbe un oltraggio proprio all'antifascismo.

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