Formazione dell'Assemblea, nomina del primo ministro e creazione del governo: cosa succede ora in Francia

Il secondo turno delle elezioni legislative non ha fatto emergere una maggioranza chiara. I prossimi passaggi istituzionali saranno determinanti per chiarire quale sarà il futuro del Paese

Formazione dell'Assemblea, nomina del primo ministro e creazione del governo: cosa succede ora in Francia
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La Francia è uscita dal secondo turno delle elezioni legislative senza una maggioranza chiara. L’alleanza di sinistra del Nuovo fronte popolare ha ottenuto 182 seggi, la coalizione macroniana di Ensemble 168 e il Rassemblement national 143. Le tre formazioni sono ben lontane dai 289 scranni necessari per formare un nuovo esecutivo e i prossimi passaggi istituzionali saranno determinanti per capire se il Paese riuscirà a dotarsi di un governo o se rimarrà paralizzato.

Il primo passo sarà l’elezione del presidente dell’Assemblea nazionale, fondamentale per capire se vi sono possibilità di accordi tra i vari partiti, a cui seguirà la nomina da parte di Emmanuel Macron di un nuovo primo ministro, che sostituirà il dimissionario Gabriel Attal e sarà da subito operativo con la sua squadra di governo. A quel punto, toccherà ai gruppi di opposizione presentare un’eventuale mozione di sfiducia che, per passare, avrà bisogno della maggioranza assoluta.

Allo stato attuale, vi sono cinque possibili scenari alternativi. Il primo è un esecutivo di sinistra già chiesto dal leader della France insoumise Jean-Luc Mélenchon. “Emmanuel Macron ha il dovere di invitare il nuovo Fronte popolare a governare”, ha dichiarato domenica 7 luglio dopo l’uscita dei primi risultati. In assenza di una maggioranza assoluta, la gauche propone di approvare parte del suo programma tramite decreti. Il secondo scenario vede come protagonista Raphael Glucksmann, che ha fatto rinascere dalle ceneri il Partito socialista e che potrebbe essere un potenziale alleato del fronte macroniano per isolare Mélenchon.

La terza possibilità vede un esecutivo di Ensemble in coalizione con i repubblicani, formazioni di centro e la destra moderata, che in totale avrebbe 231 deputati. “Il Paese è a destra. Dobbiamo governare a destra. E non avere una coalizione con La France insoumise e il Nouveau Front populaire”, ha dichiarato Gerald Darmanin, titolare dell’Interno del governo dimissionario. Gli ha fatto eco l’ex primo ministro Édouard Philippe, che ha invitato le forze politiche a promuovere la creazione di un accordo senza i partiti di Mélenchon e Le Pen.

Un quarto possibile scenario vedrebbe la formazione di un governo “alla tedesca”, con i 296 deputati di Ensamble, repubblicani e socialisti riuniti in una maggioranza ristretta.

Secondo alcuni esperti, però, la formazione di un esecutivo del genere potrebbe richiedere molto tempo perché la convivenza tra partiti diversi non ha molta tradizione in Francia. Nel caso tutte queste opzioni non dovessero concretizzarsi, l’”ultima spiaggia” sarebbe la formazione di un governo tecnico composto da esperti.

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