
La saggezza delle vecchie zie che regalavano monete d'oro a comunioni e cresime racconta il nostro passato, ma sorprendentemente trova virtualmente posto anche nel presente e nei timori per un futuro dai connotati incerti. Ad ogni avvisaglia di crisi il metallo giallo risulta da sempre la prima scelta a cui si aggrappano anche gli investitori più sofisticati. Non sorprende quindi la corsa al rialzo dei prezzi in questo frangente di crescenti tensioni internazionali. E tra i tanti strumenti per posizionarsi sull'asset rifugio per eccellenza ci sono proprio le sterline d'oro, alla portata di tutti e facili da conservare rispetto ad altri tipi di oro, come i lingotti.
La corsa al rialzo del metallo prezioso nelle ultime settimane è stata scandita dall'escalation della guerra commerciale con gli aggiornamenti praticamente quotidiani da parte del presidente degli Stati Uniti. L'ultimo strappo al rialzo, che ha portato ieri le quotazioni a superare per la prima volta i 3.100 dollari l'oncia (per future con scadenza giugno 2025), è infatti arrivato in corrispondenza con le elevate tensioni sui mercati innescate dall'annuncio della Casa Bianca di dazi generalizzati al 25% sulle importazioni di auto negli Stati Uniti a partire dalla prossima settimana. L'oro, tradizionalmente visto come una copertura contro l'incertezza e l'inflazione, è già aumentato di oltre il 18% quest'anno.
Le tensioni commerciali globali stanno indubbiamente guidando la domanda di oro come bene rifugio, ma non sono l'unico motivo. Gli operatori guardano con attenzione ai segnali in arrivo dall'economia e di rimbalzo a quello che farà la Federal Reserve. Il percorso di taglio dei tassi da parte della banca centrale statunitense potrebbe presto riprendere e questo rappresenta un potenziale ulteriore assist per l'oro. «Le aspettative che la Fed riprenda i tagli ai tassi d'interesse all'inizio dell'estate, insieme alla ritirata del dollaro dai massimi hanno fornito ulteriore supporto al metallo prezioso», conferma Ricardo Evangelista, senior analyst di ActivTrades. Intanto le grandi case d'affari rimettono mano alle loro stime sul metallo giallo. Ultima in ordine di tempo è Goldman Sachs che vede i prezzi spingersi a 3.300 dollari l'oncia - sotto la spinta di una domanda record da parte delle banche centrali più forte del previsto che dovrebbe proseguire per i prossimi 3-6 anni e solidi afflussi nei fondi negoziati in Borsa (Etf); questi ultimi, garantiti da lingotti fisici, permettono di ottenere un'esposizione a questo asset senza ricevere la consegna del metallo stesso e nel 2024 hanno attirato afflussi netti per 3,4 miliardi di dollari. I piccoli risparmiatori continuano ad acquistare lingotti e monete d'oro online o presso rivenditori fisici con la catena statunitense di supermercati all'ingrosso Costco che propone lingottini ai propri clienti registrando una forte domanda.
In scenari più estremi, Goldman Sachs arriva a vedere l'oro spingersi a 4.500 dollari nel giro di 12 mesi nel caso emergessero rischi di subordinazione della Fed o cambiamenti nella politica delle riserve statunitensi dovessero aumentare, spingendo la domanda delle banche centrali a 110 tonnellate al mese.
Il continuo acquisto del bene prezioso per eccellenza da parte delle banche centrali «significa che è un asset da avere in portafoglio per stabilizzare i rendimenti dello stesso, anche in periodi di alta inflazione o di contrazione economica», argomenta Daniele Bernardi, ceo di Diaman Partners.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.